CRONACA

Partinico, l’evasione delle “comunità-alloggio”: tante non pagano la tassa sui rifiuti

Il Settore Tributi del Comune avvia una verifica a tappeto per tutte le strutture collegate ai Servizi sociali. Che siano comunità-alloggio per ragazze madri o per minori, per portatori di handicap gravi o anche per l’accoglienza dei migranti. Tutte finiscono sotto la lente d’ingrandimento del municipio perchè c’è il fondato sospetto che molte di esse da anni sfuggano al pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti.

Per questo motivo il responsabile del Settore Tributi, Giuseppe Misuraca, ha preso carta e penna ed ha chiesto al collega che guida gli uffici dei Servizi alla persona di fornire l’elenco dettagliato di tutte le strutture che risultano essere attive sul territorio e che oltretutto, per il tramite proprio del Comune, incassano anche lauti finanziamenti da Regione e Stato per ogni soggetto preso in carico.

L’alto burocrate vuole vederci chiaro anche perchè c’è anzitutto il fondato sospetto che ad esempio le nuove strutture, sorte negli ultimissimi anni anche a Partinico per via dell’emergenza immigrati che è esplosa in tutta la Sicilia, sfuggano del tutto al pagamento della Tari. E così il cittadino viene “gabbato” due volte: prima perchè paga caro a fronte di un servizio che certamente in città impeccabile non è stato, e in secondo luogo perchè anche di più di quel che dovrebbe perchè esiste un ampio “sommerso”.

“Non posso confermare che questo tipo di strutture per l’accoglienza degli extracomunitari siano del tutto sconosciute alla banca dati della Tari – afferma Misuraca – ma di sicuro posso dire che ho fatto richiesta al responsabile Servizi alla Persona per avere un elenco di tutte la strutture collegate ai Servizi sociali, quindi dalle comunità alloggio per arrivare anche ai centri che ospitano gli stranieri. Abbiamo verificato, per sommi capi, che effettivamente esistono strutture similari che per me sono del tutto nuove, quindi non inserite in banca dati. Diciamo che ci sono delle evidenti anomalie tra il numero di strutture presenti nella nostra banca dati e quelle che effettivamente operano sul territorio che sono abbastanza numerose”.

L’inghippo sta nel fatto che per essere inserite nella banca dati della Tari il titolare o il legale rappresentante di tali tipologie di attività è chiamato ad autodenunciarsi presso gli uffici Tributi: “Non è come nel caso della singola abitazione o degli operatori economici che in automatico confluiscono nelle nostre banche dati per via di una proceduta diversa – precisa Misuraca -. Abbiamo comunque 5 anni di tempo per fare questi accertamenti e per potere recuperare i tributi non pagati con in aggiunta sanzioni e interessi”.

Questa operazione da parte del Comune ha essenzialmente l’obiettivo non solo di garantire equità contributiva ma anche di contrastare il fenomeno dell’evasione che incide pesantemente sul municipio. Un allargamento della base contributiva garantirebbe un flusso economico che darebbe respiro alle finanze oramai asciutte dell’amministrazione locale. Proprio sulla tassa dei rifiuti è stato accertato dal 2010 al 2015 un mancato introito di circa 10 milioni di euro: in pratica quasi un cittadino su tre non ha pagato questo tributo.

Quest’anno rischia di alzarsi la soglia del mancato introito per effetto dell’iniziativa portata avanti dal movimento “Città d’Europa” che in questi giorni ha avviato una vera e propria battaglia affinchè ai cittadini venga riconosciuto lo sgravio parziale della somma dovuta a causa di inadempienze nel servizio.