CRONACA

Carini, aiutò polizia a scoprire raffineria di droga della mafia: ricordato 37 anni dopo

Una targa commemorativa all’imprenditore Carmelo Iannì, ucciso per mano mafiosa nel 1980 per avere collaborato con lo Stato facendo scoprire una raffineria della droga sorta nei pressi della costa di Carini. Questa mattina il sindaco di Carini Giovì Monteleone, alla presenza dei familiari della vittima e delle autorità  civili, militari e religiose, ha scoperto una targa commemorativa nei pressi dell’ex hotel “Riva smeralda”, un tempo per l’appunto di proprietà di Carmelo Iannì.

Venne ucciso da Cosa nostra per avere aiutato le forze dell’ordine che da quell’albergo fecero diversi appostamenti scoprendo quindi la raffineria e compiendo il blitz che poi portò a far saltare il piano mafioso. Cosa nostra considerò quello dell’imprenditore uno sgarro tanto che la mattina del 28 agosto del 1980, quindi esattamente 37 anni fa, un commando entrò in azione crivellando di colpi Iannì.

La retata venne messa a segno il 24 agosto di quell’anno, 4 giorni dopo la mafia reagì uccidendo l’imprenditore il quale mise a disposizione dello Stato il suo albergo permettendo ai poliziotti di fingersi camerieri per potere entrare nelle stanze dei “marsigliesi”, gruppo criminale francese giusto a Carini in quei giorni proprio per aiutare la mafia locale ad imparare a raffinare la droga.

Raffineria che era sorta proprio a pochi passi dall’hotel di Iannì. “Una scelta coraggiosa quella di Iannì – ha commentato nel suo discorso durante la cerimonia di scopertura della targa il sindaco Monteleone – che si è trasformata in una causa di morte e ciò evidenzia l’assoluto disprezzo della vita umana che hanno gli uomini del disonore. Lo ricordiamo qui vicino al punto in cui è stato ammazzato, in questa zona che negli ultimi decenni é stata teatro di tanti delitti che ha visto mafiosi uccisi e seppelliti e vittime della mafia assassina. In questa zona che un tempo era un paradiso in terra con il suo mare fantastico, le sue campagne fertili, scelte urbanisticamente e politicamente scellerate e la mancata tutela del territorio hanno invece creato un inferno di degrado ambientale che si intreccia al degrado morale favorendo quella terra di coltura ove si radica il malaffare mafioso con conseguente controllo del territorio”.