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Partinico: dietrofront Comune, Cantina Borbonica non chiude e spunta un tavolo tecnico (VIDEO)

La Cantina Borbonica di Partinico non chiuderà. Lo ha garantito ieri sera il commissario straordinario del Comune Maurizio Agnese che ha rassicurato associazioni, movimenti, addetti ai lavori e politica che lo storico bene monumentale resterà aperto evidenziando anzi che in realtà la sua disposizione attraverso la delibera dello scorso 20 dicembre sarebbe stata travisata in quanto “si parlava solo di rimodulazione dell’ingresso e non di chiusura”.

Al di là delle reali intenzioni la porte della Cantina resteranno quindi sbarrate almeno nei canonici orari d’ufficio, ogni mattina dalle 9 alle 13 dal lunedì al venerdì. Ma ci sono diversi altri nodi che aprono una maglia infinita attorno alla gestione del maniero vecchio di 4 secoli. A cominciare dal rimettere in discussione la delibera di giunta del 2015 dell’allora sindaco Salvo Lo Biundo.

Ci sono tantissime perplessità specie sul fronte del ticket da pagare per visitare la struttura: troppi obiettivamente 6 euro per un contenitore bello ma sostanzialmente non ancora valorizzato e, cosa ancora più paradossale, per poterlo pagare bisogna andare all’ufficio del Palazzo dei Carmelitani, distante all’incirca un paio di chilometri dalla Cantina:

 

Dalla riunione organizzata ieri nell’aula consiliare è emersa la necessità di istituire un tavolo tecnico ristretto per poter raccogliere tutte le proposte fattibili per implementare la funzionalità della storica struttura. Tra le proposte emerse ieri ci sono quelle della Pro Loco, dell’istituto superiore Alberghiero e di Legambiente che hanno già garantito proprio personale per poter tenere aperto il bene monumentale anche nei fine settimana.

 

Nella contestata delibera il commissario ha parlato di numero esiguo di visitatori, da 50 a 100 unità all’anno, e di riduzione del personale dedicato all’ambito Promozione culturale e Turistica. La Cantina rappresenta anche per certi versi il riscatto della città dal marchio mafioso. Infatti negli anni ‘80, con la struttura abbandonata, la famiglia mafiosa dei Vitale la utilizzava  per il ricovero del bestiame che allevava.

Poi dalla fine degli anni ’90 si parlò di restaurò e si inaugurò nel 2008 dopo un investimento da circa 5 milioni di euro. Nel frattempo questo bene si è anche arricchito con l’apertura al suo interno del museo dei pupi siciliani del maestro puparo Nino Canino e dell’amatore e appassionato Vincenzo Garifo che hanno custodito qui tutti i loro pezzi più pregiati. Il commissario del Comune ha tutta l’intenzione anche di coinvolgere la Regione in questa vicenda:

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