Partinico, 13 anni dopo l’assassinio di Roberta Riina. La sorella: “Non riesco ad accettarlo”

“Ancora oggi non riesco ad accettare ciò che è successo”. E’ solo un breve passaggio della lettera aperta che Rosalinda Riina, 37 anni, dedica alla sorella Roberta (nella foto) nel giorno del 13° anniversario del suo assassinio. Tanti anni nel corso dei quali Rosalinda si è rifatta una vita, si è sposata ed è diventata madre. Nonostante tutto il suo dolore continuare a restare immutato. Per l’assassino della sorella neanche una parola: Emilio Zanini, oggi 55enne, deve scontare una condanna a 22 anni per quell’omicidio a cui si sommano gli altri 8 anni per un’altra tentata aggressione.

“Non trovo più le parole per raccontarmi a te – scrive ancora Rosalinda -. Non trovo più nessun termine di paragone possibile, per dirti quanto mi senta vuota, sorellina mia”. Parole intrise di tristezza e tanta malinconia, non sembra esserci alcuna rabbia. La 37enne si racconta a cuore aperto, lo ha fatto tante altre volte sempre il 18 ottobre, giorno in cui nel 2005 si aprì una profonda ferita che non si è più rimarginata.

Senza alcun pudore o paura di mostrare la propria fragilità Rosalinda Riina racconta i suoi stati d’animo: parla di “angoscia”, “dolore”, “assenza” e non nega che spesso rifugge anche dalla realtà: “Lo faccio inconsciamente, – scrive – penso che tu sia partita e un giorno ritornerai. Però, appena esco da quella bolla per diventare madre e moglie, figlia e sorella, per affrontare la mia quotidianità, per vivere questo tempo quotidiano che la vita mi dona ancora, percepisco la tua mancanza, mi accorgo di aver accarezzato le illusioni di quella bolla eterea, impalpabile, nella quale mi addormento a occhi aperti per poter vivere la speranza. Per poterti vivere come reale”.

Roberta venne trovata morta nel suo appartamento in via Marsala. Dopo qualche tempo gli investigatori riuscirono a risolvere il rebus: ad ucciderla fu Emilio Zanini, uomo affetto da turbe psichiche che entrò in piena notte nella sua casa e la tramortì con un oggetto contendente, fracassandole il cranio. “Mi trovo costretta ad accettare i responsi della ragione – aggiunge la sorella nella straziante lettera -. A toccare con mano la tua assenza. Piango, mi dispero. Poi guardo mia figlia e trovo una ragione più forte di ogni altra ragione, mi stringo nelle spalle e vivo per la mia famiglia. Ma è una serenità passeggera…”.