Alcamo, ok al progetto esecutivo dell’impianto di illuminazione a led in corso VI Aprile

Ad un passo oramai il nuovo impianto di illuminazione della zona più importante di Alcamo, il corso VI Aprile. La giunta guidata dal sindaco Domenico Surdi ha approvato il progetto definitivo per il rifacimento dei corpi illuminanti dell’arteria che è in buona sostanza il salotto del centro storico, zona ad altissima densità di abitazioni e negozi. L’investimento è pari a 110 mila euro e i soldi sono già stati appostati in bilancio, motivo per cui la strada è spianata verso la redazione della gara d’appalto dal momento che vi è anche la copertura finanziaria.

Oggi l’impianto di illuminazione di corso VI Aprile è costituito da 30 sospensioni ormai vetuste e in precarie condizioni, con lampade a vapori di mercurio, quindi ad altissimo consumo energetico. In quest’ottica è prevista non solo la sostituzione strutturale dei corpi illuminanti ma ovviamente anche le lampade che saranno tutto rigorosamente a led. Secondo il progetto, redatto dalla Direzione dei Servizi tecnici e manutentivi del municipio, ad essere prevista anche “l’adozione di opportune soluzione tecnologiche quali telecontrollo e tele gestione e telecomunicazione”, sistema che permette di “temporizzare” in automatico spegnimento e accensione senza quindi ulteriori eventuali sprechi e di segnalare guasti e avarie.

Si tratta dell’ennesimo intervento del genere dal momento che già analoghi lavori sono stati effettuati in contrada Sasi e piazza Bagolino: nel primo caso sono state sostituite solo le lampade a vapore di mercurio con quelle a led; nel secondo caso è stato aggiunto il corpo illuminante all’impianto già esistente sempre con lampade a led. In questo modo il Comune tenta di liberarsi dalle spese pazze dell’energia elettrica. Un vero fardello per il municipio che ogni anno mediamente spende soltanto per l’illuminazione pubblica qualcosa come 900 mila euro.

Una voce di bilancio per nulla leggera ma che al contrario ha un suo peso specifico per un ente locale che ogni anno deve lottare con le esose spese correnti, tra cui rientrano per l’appunto anche le bollette di energia elettrica così come tutte le altre spese per il funzionamento degli uffici e dei servizi. Con una corte dei conti che fa sentire costantemente il suo fiato sul collo a burocrati e amministratori “intimati” ogni anno di porre un argine a queste spese correnti che superano i 40 milioni di euro.