CRONACA

Partinico, omicidio Salvia: ribaltata sentenza in appello, imputato scagionato da accusa di omicidio

La Corte d’Assise di Appello di Palermo ha assolto Francesco Autovino (nella foto a destra), 51 anni, dall’accusa di omicidio volontario e rissa aggravata ribaltando quindi la sentenza di primo grado. Il caso è quello della rissa scoppiata il 22 giugno del 2016 a Partinico dove perse la vita in seguito a diverse coltellate Antonino Salvia (a sinistra), 24 anni. E’ stata accolta la tesi difensiva dell’avvocato di Autovino, Baldassare Lauria, il quale ha evidenziato che l’imputato in realtà avesse preso parte alla rissa solo per difendere la madre e la sorella.

Secondo la ricostruzione fatta in aula le due donne erano scese in strada per difendere Giuseppe Autovino, fratello di Francesco, il quale veniva ripetutamente colpito da Salvia e da un’altra persona a seguito di un ennesimo alterco. Nella furia cieca delle botte furono colpite per l’appunto le due donne e questo avrebbe portato Francesco Autovino a prendere le loro difese, impugnando un coltello e colpendo a morte Salvia.

L’accusa nei confronti di Autovino alla fine è stata derubricata in “eccesso colposo della difesa”, e la condanna è stata di 3 anni e 3 mesi che ha già scontato. Per questo l’uomo è stato già scarcerato. In primo grado invece la Corte di Assise aveva respinto la tesi difensiva  della legittima difesa condannando l’imputato a 22 anni di carcere. Ad essere finito sotto processo anche Giuseppe Autovino il quale però morì nel corso del dibattimento.

“Fin dal primo momento – afferma l’avvocato Lauria – erano chiari i segni della legittima difesa, che purtuttavia furono negati, inspiegabilmente, dalla sentenza di primo grado; devo dire che non avevo dubbi sull’esito che avrebbe avuto questo processo.  E’ stata ridata la libertà ad un uomo che ha cercato solo di difendere la sua famiglia. La sentenza si innesta in un contesto politico che vede la scriminante della legittima in profonda trasformazione normativa, sempre in direzione della tutela della liberta personale”. La famiglia della vittima costituita parte civile era rappresentata dall’avvocato Cinzia Pecoraro.
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