CURIOSITA'

Gioco pubblico, un riordino necessario per contrastare patologia e illegalità


C’è stato un tempo in cui, con una certa dietrologia tutta italiana, si diceva che lo Stato era solito legiferare in materia di gioco pubblico per una presunta lobby o per specifiche necessità di alcune società (il famoso post su Instagram di Di Maio). Un luogo comune italiano che ha visto, negli ultimi tempi, con Governo del Cambiamento, un decisivo quanto ambiguo cambio di rotta: non si difende più alcuna lobby. E le conseguenze, per ora, sono peggiori del previsto, almeno nel settore del gioco pubblico.

Il governo giallo-verde ha scelto una linea del tutto nuova ma per ora capace di scontentare tutti. Un intero settore si è visto circondato da un silenzio assordante e finanche perseguitato con ossessività rispetto ad altri. Essendo, poi, dulcis in fundo, il meno influente per l’Italia intera. Si è cominciato a parlare di emergenza d’azzardo, negli anni, con particolare parsimonia negli ultimi mesi, quelli immediatamente successivi al Decreto Dignità. Il Governo centrale ha parlato di sostegno alle famiglie, ai lavoratori e di salvaguardia della salute. Per questo l’industria del gioco non ha potuto trovare sostenitori al di fuori di essi. In minoranza rispetto ad una maggioranza populista, che sta impoverendo il tessuto sociale dell’Italia e di un’industria che per anni è stata punto fisso dell’Italia, costruita nel tempo e dominante in Europa negli ultimi anni.

Il gioco ha anzitutto creato occupazione, entrate erariali e sicurezza, per dipendenti e consumatori. Il decreto Dignità – commentano gli esperti di Gaming Reportsta mettendo in seria difficoltà la filiera del gioco terrestre e digitale. Diversi gestori di sale rischiano la chiusura totale della loro attività a causa dell’aumento eccessivo dell’accise, inoltre non è da sottovalutare i tagli che riguarderanno il personale marketing e di sviluppo degli operatori online, che saranno penalizzati dall’assenza di una vetrina pubblicitaria sui media e sui social network”.

Dal 2003 il gioco ha fatto emergere una grandiosa intensità economica. Risultati eccezionali anche per l’economia ma lo Stato, rinunciando a tutti i benefici ottenuti nel tempo, ha deciso di invertire la rotta e tornare indietro, creando un boomerang che non troppo a lungo potrebbe ritorcersi contro. Un suicidio. La posizione ormai assunta dal governo verso il gioco pubblico sembra più coerente rispetto a quella riservata ad altri comparti, con decisioni prese e dettate da assunti pseudo-ideologici mai approfonditi: come per la TAV, questione ancora irrisolta, il Governo attuale sta andando avanti ad un gioco di scontento che non fa il bene di nessuno. E per il gioco è più nera che mai: non si parla di stime tra costi e benefici, ma solo di dati presunti ma mai ufficiali e certificati dallo Stato. C’è da riflettere, poiché ci sono decisioni che l’Esecutivo proprio non riesce a prendere e che scarica su un Parlamento depotenziato e spesso preso come alibi. Nessuna linea coerente e sostenibile, l’unica soluzione è quella di strangolare un settore inavvertitamente a vantaggio dell’illegalità, senza l’eliminazione dell’offerta dal territorio come un tempo si è voluto far credere.

È presumibile che sui giochi il risultato per l’Italia sarà pessimo: gli investitori, negli ultimi dieci mesi, sono letteralmente scappati e l’Italia ha perso 36 miliardi di euro, l’economia ha subito già un primo impoverimento. Calano le ricchezze e le entrate, di conseguenza scende l’occupazione. Ora invertire la rotta è quantomai difficile: chi investirebbe, infatti, nel nostro Paese? Uno scenario apocalittico in vista di un Riordino necessario per l’intero settore, che ha visto, a dismisura, crescere il gioco d’azzardo illegale: nessun controllo, nessun divieto e la libera possibilità di giocare. Aumentando, così, anche il rischio patologico. A questo proposito il senatore PD Franco Mirabelli, tramite una interrogazione parlamentare, ha chiesto a Matteo Salvini di prendere provvedimenti sul gioco illecito e le scommesse illegali, dopo i recenti fatti di Buccinasco (Milano).

Infatti, secondo vari organi di stampa, una villetta a Buccinasco, nel milanese, confiscata, sarebbe comunque rimasta disponibile per Enzino il Siciliano, figlio del boss criminale Vincenzo Ippolito, criminale operante in diverse attività, tra le quali quelle del gioco d’azzardo e delle scommesse illegali sui cavalli. Con i proventi delle attività criminali, Ippolito ha acquistato negli anni diverse proprietà tra cui due villette a Buccinasco, un appartamento e un’edicola ad Assago (Milano), intestandole a diversi suoi familiari. Nel 2013 le proprietà nei comuni di Buccinasco e Assago vengono sequestrate e poi confiscate. Nonostante la confisca, come riportato dagli organi di stampa, in una delle villette di Buccinasco avrebbe vissuto una famiglia che, dal 2013, avrebbe versato un canone di locazione pari a 900 euro mensili al figlio di Ippolito, per un totale di circa 80.000 euro.
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