CRONACA

Carini, nasce la nuova cosca: blitz della polizia, in carcere i nuovi vertici mafiosi (VIDEO)

Una vasta operazione antimafia condotta dalla Polizia di Stato volta a disarticolare i vertici della famiglia mafiosa di Carini è in corso nella provincia di Palermo.

Gli investigatori della Squadra Mobile, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Palermo, hanno arrestato nove persone accusate, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini hanno permesso inoltre di evidenziare come gli esponenti della famiglia mafiosa di Carini controllassero in modo capillare il territorio, sottoponendo ad estorsione gli operatori economici della zona. Questi ultimi, prima di intraprendere qualsiasi attività, dovevano, inoltre, ottenere una sorta di “autorizzazione” preventiva da parte della famiglia.

Il nuovo capo della famiglia di Carini si chiama Antonino Di Maggio, nome comunque non nuovo agli inquirenti. Infatti nel 2016 risultava nell’ambito di un’indagine che portò all’epoca dietro le sbarre un insospettabile titolare di pompe funebri a Carini, tale Alessandro Bono che si scoprì alla fine essere al centro di un traffico internazionale di stupefacenti in accordo con Cosa nostra.

Oltre a Di Maggio, 65 anni di Torretta, figurano tra gli asrrestati lo stesso Bono, 40 anni, e con loro Vincenzo Passafiume, 69 anni, Salvatore Amato, 58 anni, Fabio Daricca, 42 anni, Antonino Vaccarella, 36 anni, Salvatore Lo Bianco, 25 anni, Giuseppe Daricca, 29 anni, e infine Giuseppe Patti, 37 anni. Tutti sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

Il provvedimento giunge al termine di un’attività d’indagine effettuata dalla Squadra Mobile di Palermo sulla famiglia mafiosa di Carini, che si è avvalsa, tra l’altro, delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Pulizzi, Francesco Briguglio e Antonino Pipitone. Tra i personaggi di maggior rilievo figura proprio Di Maggio, considerato il reggente della famiglia mafiosa di Carini fino al momento del suo arresto, avvenuto nel novembre 2016, con l’accusa di aver partecipato al duplice omicidio di Giuseppe Mazzamuto e Antonino Failla.

Passafiume e Amato sono invece considerati i più stretti collaboratori di Di Maggio, incaricati della gestione delle attività estorsive e Fabio Daricca quale affiliato a totale disposizione del capofamiglia e collettore tra la famiglia mafiosa ed un sodalizio criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti. In particolare, Passafiume secondo l’accusa era uomo di assoluta fiducia del capofamiglia Di Maggio tanto da gestire, insieme ad Amato, un’intrigata vicenda relativa alla compravendita di un terreno cosiddetto “delle monache” a Villagrazia di Carini del valore di 500-600 mila euro.

L’affare vedeva coinvolto proprio il boss come percettore finale di ingenti somme di denaro. Le indagini, inoltre, hanno evidenziato come gli uomini di Di Maggio controllassero in modo capillare il territorio di riferimento, con la sistematica sottoposizione ad estorsione degli operatori economici della zona. I commercianti, inoltre, dovevano munirsi di una sorta di “autorizzazione” preventiva della famiglia ancor prima di avviare una qualunque attività.

I fratelli Fabio e Giuseppe Daricca, Bono, Vaccarella, Lo Bianco e Patti rispondono delle accuse traffico di sostanze stupefacenti, cocaina in particolare. Nel corso delle indagini, presso un immobile abbandonato a Villagrazia di Carini, base operativa del sodalizio criminoso, sono state sequestrate alcune partite di cocaina e le attrezzature necessarie per pesare e confezionare la sostanza. Sono stati, inoltre, individuati in Bono e Fabio Daricca, quest’ultimo già condannato per analoghi reati nel corso del processo “Addio Pizzo 5”, i vertici dell’organizzazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti.

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