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Ultimo è l’ottavo re di Roma per una sera: l’Olimpico in festa lo incorona. Due ore e mezza di spettacolo davanti a 64mila persone. E ora l’appuntamento è per il tour negli stadi del 2020

Doveva essere un evento speciale e alla fine lo è stato. Ultimo ha superato brillantemente la prova del primo stadio della sua carriera, diventando così il più giovane artista italiano a raggiungere un traguardo così ambizioso. Di fronte a un Olimpico gremito da 64mila spettatori, il cantautore di San Basilio ha portato uno show di oltre due ore e mezza, con 34 canzoni cantante dal pubblico dall’inizio alla fine.
Video da instagram


Una chiusura trionfale per il “Colpa delle favole tour” e un antipasto di lusso per il tour negli stadi che arriverà l’anno prossimo. All’Olimpico ha raccolto a mani basse il lavoro fatto negli ultimi due anni: la vittoria tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo nel 2018, il secondo posto tra i Big quest’anno, ma soprattutto i tanti concerti sold out in giro per tutta la Penisola e i tre album pubblicati nella top ten dei dischi più venduti nei primi sei mesi del 2019.

Il giovane cantautore ha affrontato le due ore e mezzo di concerto con la tranquillità di un veterano, padrone del palco di 50 metri con l’aggiunta di 30 metri di passerella protesa nel pubblico, tra due megaschermi che rimandavano la sua immagine. “Benvenuti nella favola”, è una delle poche concessioni che fa al suo pubblico perché, aveva detto poco prima di salire sul palco, “non so’ bono a parlare. Mi incarto”. Ma non ha bisogno di parole, bastano energia ed entusiasmo. C’è stato spazio anche per qualche ospite: in nome dell’amicizia e della “romanità” che li lega, sono arrivati prima Fabrizio Moro, con cui ha cantato “L’Eternità” e “Portami Via”, e poi Antonello Venditti per “Roma Capoccia” (e spunta un video di Niccolò 14enne al suo primo saggio con la stessa canzone) e “Notte Prima degli esami”.

Ma in scaletta sono sfilate quasi tutte le canzoni dei suoi tre album: dopo l’intro con la chiave portafortuna che Ultimo esibisce anche al collo, è toccato, con boato annesso, a “Colpa delle favole”, la canzone che dà il titolo all’ultimo album. Tra effetti di luci blu, gialle, rosse, viola, e fumo, tra visual tridimensionali e immagini dal palco, Niccolò ha affrontato il suo repertorio, accompagnato dagli archi (in “Sabbia”) o sedendosi al pianoforte come “Piccola Stella” o “Peter Pan”. Immancabili “Il ballo delle incertezze” (il brano sanremese che gli valse la vittoria tra le Nuove Proposte, doppio platino) né “I tuoi particolari” (al Festival di quest’anno). C’è stata la canzone in romanesco “Fateme cantà”, poi “Giusy” e “Pianeti”. Per il medley la scelta è caduta su “Buon viaggio”, “Racconterò di te”, “Vorrei soltanto amarti”. Seduto sul pianoforte con la chitarra imbracciata ha intonato “Forse dormirai” e “Fermo”. L’omaggio alla sua città è arrivato con “Poesia per Roma”, inedita poesia in musica, prima della carrellata di ricordi per immagini su “La Stazione di Ricordi”. “Sogni appesi” è stato il bis che ha salutato tutti. La favola ora è realtà.