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Castellammare del Golfo, beni confiscati non utilizzati: nell’elenco immobili di Nicastri, Calabrò e Palmeri

Sono 31 i beni confiscati alla mafia assegnati al Comune ma circa il 60 per cento ancora oggi rimangono inutilizzati. Questo quanto si evince dalla ricognizione effettuata dagli uffici municipali che hanno aggiornato l’elenco degli immobili già trasferiti dallo Stato all’ente locale.

L’amministrazione comunale al lavoro per tentare di accelerare sul fronte dell’assegnazione per la loro gestione ma la strada appare ancora tutta in salita per le solite varie pastoie burocratiche che non rendono sicuramente agevole la gestione di questi immobili. In primo luogo perché molto spesso sono in condizioni vetuste, considerando i tanti anni che passano dal sequestro alla confisca, per poi arrivare all’assegnazione al Comune.

Dunque ci vogliono tanti soldi spesso per poter rendere nuovamente utilizzabili questo tipo di immobili. Nello specifico nella ricognizione del Comune su 31 beni in possesso del Comune, quindi nella sua disponibilità, sono soltanto 13 quelli che ad oggi risultano essere utilizzati.

Recentemente l’amministrazione comunale ha dato un’ulteriore accelerata e per la precisione ha assegnato un immobile nella borgata di Scopello ai vigili del fuoco del comando provinciale di Trapani che hanno attivato un presidio per il periodo estivo.

“Ricordo che un altro bene confiscato alla mafia, sempre a Scopello,- afferma il sindaco Nicola Rizzo- è anche quest’anno nella disponibilità della forestale così da intervenire tempestivamente nel territorio di monte Inici o della riserva naturale dello Zingaro, aree di inestimabile pregio che cerchiamo di tutelare in tutti i modi possibili dai roghi che purtroppo ancora si verificano nonostante diverse misure messe in campo”.

Da non dimenticare poi che per fini istituzionali un altro bene ospita ad esempio il commissariato di polizia, altri ancora varie associazioni che lavorano nell’ambito sociale. Tante testimonianze di come questi beni possono essere assolutamente importanti al servizio della collettività per il loro riutilizzo.

Un esempio ed un segnale anche per la comunità che in questo modo vede vincere lo Stato sulla criminalità organizzata. Nell’elenco dei beni tanti risultano essere stati strappati a Mariano Saracino, recentemente tornato libero dopo avere scontato una lunga condanna per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione ed altre accuse ancora.

Una libertà durata davvero poco perché il suo nome è comparso in un’altra operazione antimafia in cui il vecchio patriarca sarebbe tornato ad imporre in paese la sua legge attraverso l’acquisto di calcestruzzo da un’impresa di Alcamo.

A figurare nel lungo elenco anche un villa in contrada Tavolatella che è stata strappato all’imprenditore alcamese Vito Nicastri, considerato il “re dell’eolico” e ritenuto addirittura di aver coperto la latitanza del super boss Matteo Messina Denaro. Altri 8 immobili sono stati strappati invece ad Antonino Palmeri e Gioacchino Calabrò, quest’ultimo ritenuto di aver architettato la strage di Pizzolungo ad Erice.