Politica

Partinico, la sfiducia alla presidente del consiglio traballa: alcuni si “sfilano”

La sfiducia alla presidente del consiglio comunale di Partinico Silvana Italiano non mette d’accordo tutti i consiglieri che avevano manifestato dubbi sulla conduzione istituzionale dell’assise. Si comincia a sgretolare il muro di chi aveva chiesto la testa della massima autorità del civico consesso.

Pd e Movimento città d’Europa si tirano fuori, arrivare ai 13 voti appare adesso impresa difficile. Si gioca tutto sul filo di lana in attesa che venga convocata la seduta in seguito alla richiesta avanzata da 11 consiglieri con obbligo di fissarla, sulla base del regolamento, entro venerdì prossimo. Contro la presidente ci fu una lettera infuocata che venne firmata da ben 20 consiglieri non molto tempo fa in cui si denunciavano le sue “mancanze” sul piano istituzionale.

Ora però il fronte non sembra essere così ampio, tutt’altro. Il Pd, che conta due consiglieri comunali, ha già fatto intendere a più riprese attraverso il suo capogruppo Renzo Di Trapani di non essere d’accordo a questo “accanimento”. Ieri è stata la volta del Movimento Città d’Europa che ha un suo consigliere dietro gli scranni, Emiliano Puleo. In una nota a firma del coordinamento ritiene offensiva questa “inutile” guerra del tutti contro tutti”:

“Si perde tempo in beghe di questo genere – si legge – anziché occuparsi dei gravissimi problemi che affliggono la città: raccolta dell’umido, dissesto finanziario, disservizi a tutti i livelli, problemi relativi alla sicurezza e al controllo del territorio, disequilibrio ambientale ed ecologico, blocco dei servizi sociali”.

“Condivido le argomentazioni e non voterò alcuna sfiducia – aggiunge il consigliere Puleo -. Mi asterrò non perché il presidente merita la mia fiducia, cosa che non ha mai avuto, ma perchè questa guerra intestina appartiene al centrodestra locale che ha fallito su tutta la linea. Siamo di fronte al tentativo di una classe politica che ha miseramente fallito e ora cerca un capro espiatorio per mascherare il suo totale insuccesso”.

Il capogruppo del Pd, Renzo Di Trapani, precisa di non aver mai condiviso questa “guerra politica”. “Non abbiamo mai votato la modifica al regolamento per l’introduzione della sfiducia – sostiene – nè tantomeno sottoscritto alcun documento di critica”.

Ora si staglia l’ennesimo braccio di ferro con chi invece continua a sostenere la necessità della sfiducia: “Noi non torniamo indietro – attacca il consigliere Pietro Rao – e chi si sfila dovrà dare le sue ragioni. Credo che l’unica motivazione è elettorale, considerando il voto della primavera del 2020. Per quel che ci riguarda si va avanti con la schiena dritta, senza se e senza ma e senza alcun calcolo di convenienza”.