Cronaca

Carini e Cinisi, i nomi degli indagati nel traffico illecito di rifiuti scoperto dalla finanza

E’ lunghissimo l’elenco degli indagati nell’ambito dell’operazione della guardia di finanza sul traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile da parte di alcune ditte del settore con ramificazioni sino a Carini. Si parla di ben 146 indagati anche se nell’ordinanza del Gip vengono riportati i nomi principali, un’ottantina in tutto.

Nell’elenco figurano diversi nomi tra Carini e Cinisi: Paolo Anselmo di 41 anni, originario di Carini; Alessandro Conti, 26 anni, originario di Carini; Antonella Piorello, originaria di Carini, di 32 anni; Gaetano Antony Gallina, 34 anni, di Carini; Filippo Lo Piccolo, residente a Carini, di 26 anni; Vincenzo Lo Piccolo, residente a Carini, di 45 anni; Gaetano Marino residente a Carini, di 64 anni; Franco Palazzolo, originario di Cinisi, 57 anni. I reati contestati sono vari e sono di natura ambientale e tributaria.

Le fiamme gialle hanno ricostruito un complesso meccanismo finalizzato alla gestione di rifiuti metallici al di fuori del circuito legale, mediante l’utilizzo di false fatturazioni. Le indagini hanno fatto emergere un sistema, attraverso il quale piccoli imprenditori titolari di ditte individuali, evasori totali e privi di autorizzazione ambientale – hanno movimentato dal 2014 al 2017 solo in maniera fittizia merce per 3,5 milioni.

La principale funzione di tali ditte, infatti, è stata quella di creare fatture false da consegnare a 6 società specializzate nella raccolta e trattamento dei rifiuti, con sede a Palermo, Carini e Capaci. Il meccanismo fraudolento era articolato.

I piccoli imprenditori appartenenti al “primo livello” della filiera, i cosiddetti “cenciaioli”, recuperavano i rifiuti metallici come rame, ferro, alluminio, provvedendo al successivo conferimento presso le “piattaforme di raccolta”, il cosiddetto “secondo livello”. A fronte dei conferimenti venivano emesse fatture – i cui importi non venivano dichiarati al fisco – per quantitativi di materiale ferroso di gran lunga superiori a quelli effettivamente ceduti dai “cenciaioli”.