Politica

Partinico, elezioni con la cappa dello scioglimento: incertezze e freni della politica

Una politica con il silenziatore è quella che sta caratterizzando questo momento storico di Partinico. La cappa incombente di un possibile commissariamento per infiltrazioni mafiose, con gli ispettori inviati dalla prefettura al lavoro già da una mese e mezzo, sta frenando le velleità di formazioni politiche e movimenti civici.

Questa volta nessuna tattica, magari nell’attesa di vedere la mossa dell’avversario: in realtà si sta vivendo un clima di apatia, forse di sconforto per quello che nell’immaginario di tutti appare un provvedimento drastico quanto scontato da parte del ministero dell’Interno, vale a dire per l’appunto lo scioglimento. Al momento l’unico che pare essere pronto senza remore a candidarsi a sindaco, esternandolo anche pubblicamente, è Pietro Rao.

Imprenditore di 58 anni, consigliere uscente e già candidato a primo cittadino alle amministrative del 2017, Rao si dice pronto a scendere di nuovo campo e non mette limiti e confini alla coalizione che lo potrebbe supportare: “In questo momento storico – afferma – non possono più esistere ideologie o steccati attorno ai colori di partiti e movimenti. Partinico è una città che sta morendo, bisogna solo mettere le migliori energie a disposizione della comunità senza guardare destra o sinistra. La mia intenzione di candidarmi a sindaco? E’ vera, sono sollecitato ogni giorno da una parte della città che mi chiede di scendere in  campo dopo la fallimentare stagione politica del sindaco Maurizio De Luca. Ho le idee chiare con chi poter dialogare”.

Altrove l’immobilismo è quasi stagnante. Da mesi prova a riannodare i fili il centrodestra che alle precedenti elezioni si era presentato compatta, salvo poi sfaldarsi già poche settimane dopo l’insediamento. Dal dicembre scorso si sta provando a dialogare ma tutto è in salita.

E lo conferma il fatto che la riunione in programma ieri è saltata, probabilmente dopo le dure parole dei due consiglieri comunali Toti Comito e Gaspare Sollena che hanno ribadito la chiusura al dialogo con Udc e parte di Fratelli d’Italia, che ha intruppato l’ex sindaco Salvo Lo Biundo: “La coalizione di centrodestra alla quale intendiamo partecipare e dare il nostro contributo – scrivono – non può essere compatibile con chi ha la responsabilità politica di un dissesto economico da oltre 30 milioni di euro, nè tantomeno con i suoi epigoni, discepoli o successori. Così come riteniamo che non ci siano profili di compatibilità con quel soggetto politico che ha fatto da stampella al commissario straordinario del Comune di Partinico”.

Tra i potenziali alleati si leggono parole di sconforto: “Siamo in ritardo – ammette il vicepresidente del consiglio ed esponente di Diventerà Bellissima Erasmo Briganò – ma credo che non potrebbe essere diversamente visto che si aspetta l’esito della commissione prefettizia che lascia tutto incerto. Il clima che si respira all’interno del palazzo di città è molto teso, ormai si parla esclusivamente di denunce e querele senza più pensare ai reali bisogni della città. Quindi in questo momento non è facile trovare chi vuole l’armonia per sedersi ai tavoli e confrontarsi”.

Neanche sul fronte centrosinistra o vari altri movimenti civici sembra muoversi più foglia: fortemente rallentata l’azione di “collage” che il Pd stava provando a fare con Udc, Movimento 5 Stelle e altre aggregazioni civiche: “L’idea nostra – rilancia il capogruppo del Pd Renzo Di Trapani – è quella di creare un’aggregazione equilibrata e responsabile, serve riavviare il dialogo”. Senza contare che c’è un’aggregazione civica che si muove attraverso il mondo dell’associazionismo ed è quella che fa capo all’ex vicesindaco Maria Grazia Motisi: si vocifera anche per lei dell’idea di ricandidarsi a sindaco.