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Balestrate, i festeggiamenti ai tempi del coronavirus: per i 200 anni del Comune cerimonia per pochi intimi

Il Comune ha compiuto nello scorso week-end 200 anni di vita. In tempi di coronavirus la celebrazione è stata per pochissimi intimi: un solo rappresentante di forze dell’ordine, chiesa e amministrazione davanti al palazzo di città. Virtualmente pubblicate cartoline e video della Balestrate di oggi e di quella che fu: questo il “regalo” che il Comune, con la collaborazione di gente comune e professionisti, ha voluto fare alla cittadinanza per rispolverare le radici di Balestrate in un momento di estrema difficoltà per la comunità per via delle restrizioni legate al contrasto al Covid 19.

Davanti al palazzo di città il sindaco, in un breve intervento, ha voluto ricordare quanto i balestratesi siano legati alle loro tradizioni e radici con la promessa che i festeggiamenti sono solo rimandati a tempi più propizi. Dopo l’inno d’Italia intonato proprio davanti il portone d’ingresso del Comune in via Roma, l’unico a prendere la parola in una strada insolitamente deserta è stato il sindaco che ha elencato le tante famiglie che hanno fatto la storia del paese.

Ma in particolare ha voluto citare due concittadini: il primo è stato Filippo Evola, sacerdote e illustre letterato, oltre che arciprete il quale si segnalò per le sue accese idee liberali e, in particolare, per alcuni interventi in materia economica in cui si dichiarò favorevole a provvedimenti per l’introduzione del libero scambio, votando anche il decreto per la decadenza dei Borboni; e poi Giuseppe Bommarito, l’appuntato dei carabinieri che viveva proprio nel paese marinaro e morto in un attentato mafioso nel giugno del 1983 in via Escobar a Palermo insieme al collega Pietro Morici e al capitano Mario D’Aleo.

“Sono stati 200 anni di storia, di persone, di avvenimenti, di tradizioni, di problemi affrontati e superati – ha detto il primo cittadino -. Non è stato semplice non emozionarsi, ma che grande onore fare gli auguri alla nostra Balestrate e a tutti i balestratesi per i nostri 200 anni”. Era il 29 marzo 1820 quando Ferdinando I decretò che le borgate di Trappeto e Sicciara, conosciute come ‘Le Balestrate’, fossero riunite in solo comune con il nome di Balestrate, la sede centrale amministrativa nella borgata di Sicciara, avendo una maggiore popolazione rispetto al Trappeto.

Il territorio del feudo di Trappeto andava dal fiume San Cataldo al fiume Jato, mentre quello di Sicciara, dal fiume Jato al torrente Calatubo. Nello stemma del Comune vi sono i richiami ai nomi “Balestrate” e “Sicciara” (al suo interno una seppia e una balestra). È molto probabile che, nel ‘700, i nuovi abitanti dei luoghi abbiano associato il nome “Sícchiaria” al presenza abbondante nel litorale di seppie di cui sono però pescosi tutti i litorali della Sicilia.

Nel periodo che va dal 1835 al 1840, nel territorio di Balestrate sorsero stabilimenti enologici dei Woodhouse, degli Ingham e dei Florio, che sono classificati come edifici di archeologia industriale. In particolare venivano prodotte uve a bacca rossa denominate “perricone”, il cui mosto veniva trasportato in botti di legno fino alla città di Marsala, per la produzione dell’omonimo vino Marsala. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi pernottò a Balestrate nella casa del sindaco di quel tempo, dove è visibile una lapide commemorativa dell’evento.