Enti locali

Partinico, evasori non solo della Tari: la voragine di Imu, pubblicità e suolo pubblico

La “voragine” dei conti del Comune di Partinico se ha come “peccato originale” sicuramente i mancati introiti relativi alla tassa sui rifiuti. Ma sicuramente non rappresenta tutto il male dei conti in rosso di un municipio dichiarato oramai in dissesto finanziario dall’ottobre del 2018. Se da una parte è pur vero che solo dal 2010 al 2015 si contano mancati incassi delle bollette della spazzatura per circa 10 milioni di euro, dall’altra parte però esistono altre falle che mettono in evidenza un aspetto su tutti: in realtà ciò che non ha funzionato per molto tempo all’ente locale partinicese è stato il sistema di riscossione.

O forse, chissà, magari la politica che si è succeduta al palazzo di città nell’ultimo ventennio non è che poi abbia premuto chissà quanto sull’acceleratore per vessare i furbetti. Basta dare uno sguardo ai numeri che vengono fuori dalle verifiche delle ultime settimane del Settore Economico finanziario, che racchiude oltre che la Ragioneria anche l’ufficio Tributi, per capire che l’evasore o il moroso lo è un pò in tutti gli ambiti, mica solo per l’odiata tassa sui rifiuti.

Il dato più evidente arriva sicuramente dall’Imu, l’imposta municipale sul possesso degli immobili che ha soppiantato qualche anno fa la vecchia Ici. L’Osl, l’organismo straordinario di liquidazione insediatosi dopo la dichiarazione di dissesto finanziario del municipio, ha avviato un lavoro a tappeto sotto questo aspetto e le sorprese non sono mancate. Prima fra tutte proprio da questo tributo dove si è proceduto ad approvare il ruolo coattivo per il recupero, anche se al momento tutto è stato congelato per effetto del provvedimento del governo nazionale legati all’emergenza coronavirus.

All’incirca 5 mila le cartelle emanate per un ammanco nelle casse comunali negli ultimi 5 anni di 2,4 milioni di euro. La maggior parte di essi, circa l’80 per cento, risiedono ancora tra Partinico e provincia. Un migliaio invece i contribuenti emigrati in altre province siciliane o anche al nord Italia. Di queste somme circa 700 mila euro sono state destinate a risanare i residui attivi, quindi specificatamente per il bilancio come preventivato; il resto, cioè il malloppo più consistente di 1,7 milioni, è invece indicato per il risanamento in generale dell’ente dissestato.

Ma non si fermano qui i “buchi” nei conti comunali. Ci sono ad esempio quelli creati da chi non ha pagato l’imposta sulla pubblicità, l’Icp. Gli anni censiti ed aggiornati sino ad oggi sono quelli del 2017 e del 2019: per la prima annualità incassati solo 51 mila euro, mentre chi era evasore è stato recidivo ed ha continuato a non pagare per un importo complessivo pari a 30 mila euro; per quanto concerne lo scorso anno versati 59 mila euro, mentre risulta non pagata l’imposta per un ammontare di altri 49 mila euro.

C’è poi un’altra voce che pesa sui conti “sballati” del Comune ed è quella relativa al tributo dell’occupazione del suolo pubblico, collegato quindi ai titolari di concessioni permanenti o occasionali e che comprendono il commercio ambulante, dunque anche il mercatino quindicinale. Con gli avvisi bonari lo scorso anno il Comune è riuscito ad incassare 152 mila euro mentre risultano non aver risposto all’appello morosi per un ammontare di 109 mila euro