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Partinico, scioglimento Comune: il ministero nomina il “superpoliziotto” che arrestò tanti latitanti

Il ministero dell’Interno ha immediatamente nominato la triade di commissari prefettizi che si insedieranno al Comune di Partinico appena sciolto per infiltrazioni mafiose. Si tratta del prefetto in pensione Guido Nicolò Longo, del viceprefetto aggiunto Maria Baratta e del funzionario economico finanziario Isabella Giusto. Saranno loro che avranno il compito di fungere in sostituzione di sindaco, giunta e consiglio comunale almeno per i prossimi 18 mesi.

La scelta di questi funzionari non appare per nulla casuale. In particolare per quanto concerne Longo, 68 anni, che arriva con un curriculum “pesante”: già dirigente di squadra mobile, Dia e Servizio centrale, nonché questore di Caserta, Reggio Calabria e Palermo. Viene soprannominato il “superpoliziotto” perchè vanta all’attivo importanti operazioni antimafia e la cattura di numerosi latitanti tra cui Leoluca Bagarella. Allo stesso modo la Baratta, 51 anni, e la Giusto, 57 anni, hanno importanti esperienze alle spalle: quest’ultima, tra le altre cose, anche da dirigente dell’ufficio amministrativo contabile della questura di Ragusa. Ieri al palazzo di città si respirava un’aria quasi surreale: un silenzio tombale, pochi consiglieri comunali in giro rispetto alle altre giornate.

L’impressione è quella di una città che ha risentito del colpo, fiaccata adesso anche sul piano morale e nel cuore della politica che sostanzialmente ha sempre governato con gli stessi personaggi, in prima o seconda fila. A venire fuori ulteriori elementi della relazione della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in cui si parla senza mezzi termini di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento degli stessi”.

Si parla espressamente che sono stati favoriti soggetti o imprese “collegati direttamente o indirettamente ad ambienti criminali”. Gli accertamenti effettuati dalla commissione d’indagine, costituita da tre ispettori inviati dal prefetto al Comune, hanno fatto emergere che “diversi esponenti degli organi elettivi e dell’apparato burocratico dell’ente, alcuni dei quali con pregiudizi di natura penale, sono risultati vicini ad ambienti criminali per rapporti familiari o di frequentazione”.

Il prefetto, poi, nello stilare la sua relazione ha scritto espressamente di “anomale vicende che hanno caratterizzato la vita politica del Comune” sin dal 2018, anno in cui venne eletto sindaco Maurizio De Luca. Rimase in carica per appena 11 mesi, in quanto a maggio dell’anno successivo presentò le sue dimissioni. In questo seppur bere lasso di tempo il primo cittadino perse la maggioranza, subì bocciature di delibere in consiglio, fu costretto ad un rimpasto di giunta prima di gettare la spugna.

E nel farlo fece capire sibillinamente che qualcosa di grave covava dietro questo suo clamoroso gesto: “Non mi faccio tirare la giacca da nessuno”. Ad essergli succeduto un commissario straordinario, Rosario Arena, tutt’oggi in carica, il cui rapporto con il consiglio comunale è stato altrettanto ad altissima tensione. Si parla poi di vari appalti, soprattutto nella sfera dei rifiuti e dei servizi sociali, affidati senza alcuna trasparenza e in regime di “oligopolio” a imprese vicine in qualche modo a esponenti criminali.