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Partinico, il verminaio degli affari sui rifiuti al centro dello scioglimento del Comune

A pesare sul fresco scioglimento del Comune di Partinico per infiltrazioni mafiose un vero e proprio “verminaio” collegato alla gestione dei rifiuti. E’ quanto emerge dalla relazione con cui si è stabilito il provvedimento di decadenza di amministrazione e consiglio comunale. A venire fuori un sistema di potenziali connivenze e irregolarità davvero impressionante, frutto probabilmente della decisione da parte del prefetto di procedere all’immediato insediamento dei tre commissari nominati in via d’urgenza, non attendendo neanche la canonica firma sul decreto del presidente della Repubblica.

La ministra Luciana Lamorgese nella sua relazione ha confermato “gravi e reiterate illegittimità nel settore ambientale”. Dal 2016 e fino a gennaio 2019, in violazione del principio della “unicità della gestione integrata del ciclo dei rifiuti” si contestano plurime procedure di gara per il nolo, a freddo e a caldo, di automezzi da adibire al servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani. Si parla di mancata rotazione delle ditte partecipanti, con assegnazione in particolare ad un’impresa che successivamente è stata destinataria persino di un’interdittiva antimafia.

In particolare una di queste gare sarebbe “risultata connotata da innumerevoli profili di irregolarità”, tra cui la previsione in sede di bando di requisiti immotivatamente restrittivi relativamente alla capacità tecnica, nonché l’erronea indicazione dell’importo a base d’asta quale parametro per la verifica della capacità economico-finanziaria dei concorrenti.

Si fa poi riferimento all’erroneo criterio di aggiudicazione del “prezzo più basso” oltre che l’elusione, attraverso l’affidamento della fornitura degli automezzi con il sistema del “nolo a caldo” e che quindi prevede l’utilizzo di autisti esterni alla pianta organica della società che gestisce il servizio, dei limiti imposti all’assunzione di nuovo personale nel settore della gestione integrata dei rifiuti.

Ci sarebbe poi da parte della ditta l’utilizzo come deposito degli automezzi di un terreno di proprietà di una società che annovera tra i propri soci e dipendenti soggetti vicini ad ambienti criminali per rapporti familiari o di frequentazione. Ma c’è un ulteriore quadro a tinte fosche che riguarda la famosa vicenda della rescissione del contratto con una ditta, la Cogesi, imposto fortemente dall’allora sindaco Maurizio De Luca per la famosa vicenda delle “gravi inadempienze contrattuali”.

Da quel che è emerso dalla relazione lo stesso primo cittadino avrebbe avuto anche delle resistenze negli uffici affinchè si procedesse a questo adempimento: “Nonostante le ripetute segnalazioni – si legge – i competenti uffici comunali si sono limitati ad applicare lievi penali alla ditta affidataria e solo nel successivo mese di novembre, in conseguenza di reiterate sollecitazioni del segretario generale, si sono determinati ad avviare il procedimento finalizzato alla risoluzione del contratto, avvenuta il 31 dicembre 2018”.