Cronaca

Terrasini, peschereccio naufragato. La rabbia dei familiari: “Affondati e non aiutati”

Sgomenti, increduli, disgustati. Sono le sensazioni che fanno ribollire il sangue alla famiglia Lo Iacono, vittima del grave lutto per aver perso i tre marinari Matteo, Giuseppe e Vito a bordo del loro peschereccio naufragato in circostanze ancora non del tutto chiare al largo di capo San Vito nella notte tra il 12 e il 13 maggio scorsi. Non riescono a credere alle ultime notizie filtrate dall’indagine sull’inabissamento dell’imbarcazione da cui è emerso che la petroliera “Vulcanello”, quella di cui si sospetta che potrebbe aver avuto una collisione il peschereccio terrasinese, sarebbe stata riverniciata.

Dunque a venire fuori il sospetto di un probabile tentativo di celare magari l’impatto. “La prima cosa che abbiamo pensato? Solo delusione – dice Daniele Lo Iacono, fratello di Matteo -. Possiamo quindi pensare che all’interno della petroliera si siano accorti di quel che era accaduto, e cioè della collisione con il peschereccio, e se ne siano fregati. Questa è una cosa terribile. Siamo stati tutti noi familiari dall’avvocato che ci sta seguendo, Aldo Ruffino, e siamo rimasti senza parole. Ci rincuora da una parte il fatto che la magistratura stia facendo a fondo il suo lavoro, dallo Stato però ci aspettiamo che recuperi il relitto al cui interno siamo convinti che ci sia il corpo di Vito”.

Il peschereccio “Nuova Iside” dopo giorni di ricerche è stato individuato dalla Marina militare a una profondità di 1.400 metri a circa 30 chilometri da Palermo. Dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti è possibile che sia stata la “Vulcanello” ad impattare con la “Nuova Iside”: da quel che hanno registrato in quei giorni i radar le due imbarcazioni si sarebbero incrociate proprio quella tragica notte, prima della scomparsa del peschereccio terrasinese.

“Per noi sapere di quella riverniciatura è stato uno shock – aggiunge Rossana Lo Iacono, figlia di Matteo e sorella di Vito, unico disperso dell’imbarcazione -. Un incidente può capitare a chiunque ma non dare soccorso è impensabile, è davvero disumano. Ci chiediamo se chi era in quella petroliera riesca a dormire la notte serenamente, sapendo quel che è accaduto. A questo punto non ci resta altro che andare avanti e chiedere giustizia”. Ora ci sarà una nuova perizia tecnica, sempre ordinata dalla Procura, che servirà a stabilire cosa ci sarebbe sotto questo presunto nuovo strato di pittura.

Il gip ha fissato per il prossimo 20 agosto l’incidente probatorio a cui dovranno partecipare i quattro indagati dalla petroliera: il comandante, il terzo ufficiale e il timoniere della Vulcanello, e il legale rappresentante della Augusta due, società a cui appartiene nella propria flotta la stessa petroliera.

“Sta emergendo un quadro sconvolgente – afferma Aldo Ruffino, legale dei familiari delle vittime del naufragio -, si parla addirittura di una sovrapitturazione. Ciò emerge non solo dai rilievi dei Ris in seguito al primo incidente probatorio, ma anche mettendo a confronto un primo filmato della petroliera che era stato effettuato dalla guardia costiera pochi giorni dopo il presunto impatto, con un secondo filmato che per l’appunto era stato realizzato sempre dai Ris successivamente al sequestro della Vulcanello. Una vicenda che sta assumendo contorni davvero clamorosi e su cui deve essere fatto chiarezza”.