Cronaca

Partinico, inchiesta su poliziotti corrotti: chiesti 11 rinvii a giudizio dal pubblico ministero

Richiesto il rinvio a giudizio per 11 dei 12 indagati dell’inchiesta-scandalo che ha ruotato attorno al commissariato di polizia di Partinico. Il pubblico ministero della Procura di Palermo, Chiara Capoluongo, ha chiesto che siano mandati a processo 5 poliziotti, 3 guardie giurate e altrettanti cittadini, tutti considerati coinvolti in questa sorta di verminaio fatto di corruzione e tanto altro ancora.

Il giudice per le indagini preliminari ha fissato per il prossimo 25 novembre l’udienza preliminare per stabilire se rinviare a giudizio gli indagati. A rischiare il processo sono: gli agenti Pietro Tocco, 56 anni, e Giuseppina Grillo, 53 anni, marito e moglie entrambi residenti ad Alcamo; ed ancora i colleghi Giovanni Vitale, 45 anni, anche lui alcamese, Antonio Gaspare Di Giorgi, 53 anni di San Cipirello, e Vincenzo Manzella, 45 anni di Partinico; figurano poi i tre vigilantes Salvatore Davì, 58 anni di Borgetto, Daniele Di Maggio, 38 anni di Partinico e Marcello De Luca, 39 anni di Borgetto; infine i tre cittadini coinvolti in questa indagine sono Carmelo Fratello, 82 anni di San Giuseppe, Vincenzo Manto, partinicese di 50 anni, e Salvatore Scianna, partinicese di 51 anni.

Principali indagati i poliziotti Tocco e Grillo, da cui è sostanzialmente partita l’indagine che è maturata dallo stesso commissariato e che è andata avanti dopo mesi di intercettazioni e ricostruzioni investigativi. Tocco, come ha già ammesso davanti al gip, ha spiegato che i suoi comportamenti erano legati al vizio del gioco, quello che lo aveva portato a spendere sino a 5 mila euro in appena 8 giorni.

Le richieste avanzate dall’agente di favori e soldi, con la presunta connivenza di alcuni colleghi tra cui per l’appunto la consorte, erano dettate da questa emergenza ludopatica che viveva sulla propria pelle. Così si è giustificato il poliziotto di fronte alle evidenze investigative. Nel calderone di questi favori ci sarebbero il facile rilascio di documenti e certificazioni, e persino l’insabbiamento di due denunce che avrebbero in qualche modo favorito i tre cittadini che sono stati coinvolti.

Una è relativa al furto di un telefono cellulare che avrebbe commesso la suocera di un poliziotto tra i 5 indagati, e l’altra riguarda una rapina avvenuta all’interno di una comunità per minori di Partinico. Tra gli episodi anche quello per cui Tocco si sarebbe appropriato, con un altro collega, di parte di merce contraffatta sequestrata nel corso di un’operazione effettuata a Balestrate. Tocco per mesi è stato intercettato, dopo alcuni esposti anonimi in cui si denunciavano le malefatte, e questo è servito a ricostruire i vari episodi. In base agli ultimi particolari emersi, il poliziotto non si sarebbe fatto scrupoli di utilizzare l’auto di servizio per recarsi in un noto supermercato di Carini e fare la spesa per sé stesso.

Ci sono poi degli strani interessi per far ottenere a una persona il porto d’armi, a cui l’agente ha chiesto un prestito senza però riuscirlo ad ottenere, cosa che farebbe emergere il reato di istigazione alla corruzione. Al vaglio anche diversi vari altri episodi di azioni illecite sfruttando la propria posizione di poliziotti. Episodio a parte riguarderebbe poi il ruolo delle tre guardie giurate: sono accusate di favoreggiamento perché avrebbero negato di aver piantonato in commissariato un giovane appena arrestato pur non avendone titolo.

Tanto che adesso quest’ultimo, difeso dall’avvocato Salvatore Bonnì, nell’instaurando processo figura come persona offesa. Archiviata invece la posizione di un dodicesimo indagato, anche lui poliziotto del commissariato di Partinico: si tratta di Fulvio Silvestri, 47 anni, il cui nome era comparso per una presunta appropriazione indebita di merce sequestrata, salvo poi aver dimostrato di non essere stato presente il giorno della “spartizione”.