CRONACA

ATO-Patto di Ventimiglia, Comuni e Orlando contro la Regione

Ecco i comuni che fanno parte del Patto di Ventimiglia:

Palermo, Ventimiglia di Sicilia, Alia, Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Baucina, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Bolognetta, Borgetto, Campofelice di Fitalia, Campofiorito, Camporeale, Capaci, Carini, Casteldaccia, Castronovo di Sicilia, Cefalà Diana, Cerda, Chiusa Sclafani, Ciminna, Cinisi, Contessa Entellina, Corleone, Ficarazzi, Giardinello, Giuliana, Godrano, Lercara Friddi, Marineo, Mezzojuso, Misilmeri, Monreale, Montelepre, Palazzo Adriano, Partinico, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, Roccapalumba, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela, Santa Flavia, Sciara, Termini Imerese, Terrasini, Torretta, Trabia, Valledolmo, Vicari, Villabate, Villafrati.
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“La crisi non è più politica, è una crisi istituzionale”. Leoluca Orlando non va per il sottile e, insieme agli altri 53 sindaci del Patto di Ventimiglia, va all’attacco della Regione siciliana sul terreno dei rifiuti e dell’acqua. Due settori che vanno diventando emergenze: da un lato il rischio che dal 7 ottobre nessuno sappia chi deve raccogliere l’immondizia, dall’altro la vertenza ex Aps per la quale 42 enti locali potrebbero trovarsi a fine ottobre senza la garanzia del servizio idrico.

I 54 primi cittadini del Patto di Ventimiglia (o meglio dell’area vasta della Sicilia occidentale, che a ottobre si riunirà a Corleone), nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Galletti, hanno anche presentato due documenti, uno sui rifiuti e uno sull’acqua che saranno inviati a Crocetta. Partiamo dal primo: il 7 ottobre scadrà il mandato dei commissari che, da gennaio, garantiscono la continuità delle scomparse autorità d’ambito e relativi consorzi e, anche in caso di ordinanze, i livelli occupazionali sarebbero a rischio, visto che non è mai stato stabilito come far transitare i lavoratori nelle Srr (500 oltre ai 174 ex Temporary). “Noi non sappiamo chi gestirà i rifiuti – dice Orlando – quale sarà il regime e il contratto dei lavoratori? Chiediamo una proroga dell’attuale gestione e che si intervenga sull’impiantistica: oggi è solo privata, tranne Bellolampo, e permette ai privati di speculare sui bisogni dei comuni. Servono anche strutture pubbliche”. I primi cittadini chiedono almeno sei mesi per rendere operative le Srr, ovvero i nuovi soggetti che gestiranno il servizio, ma solo se la Regione darà chiare indicazioni.

Ancora più critica la situazione del servizio idrico. La Regione, secondo quanto assicurato a sindaci e sindacati, avrebbe dovuto prendere contatti con l’Amap per affidarle la gestione del servizio, ma ad oggi nessun contatto sembra avviato e il 31 ottobre 42 comuni non sapranno come gestire il servizio. “Tutto va chiarito entro il 31 ottobre – avverte il sindaco di Palermo – dal primo novembre quello dell’acqua non è un problema giuridicamente dei comuni, che non ne saranno responsabili. Il servizio idrico integrato prevede non solo la commercializzazione dell’acqua, ma anche la depurazione. E’ una responsabilità penale dell’assessore regionale, ma siccome siamo responsabili forniamo all’imputato una soluzione, perché non venga imputato”.

Il documento mette nero su bianco anche alcuni numeri: dal 2009 al 2012 Aps ha perso 6 milioni di euro, ha immesso in rete 47,9 milioni di volumi d’acqua ma ne ha fatturati solo 19, perdendone molti per le condutture rotte, e ne ha incassati ancora meno.”Le condizioni strutturali condannano al fallimento chiunque si occupi del servizio – spiega Orlando – come dimostra che chi ha vinto l’appalto (Onda Energia, ndr) poi si è rifiutato di firmare il contratto. Non solo l’acqua, ma anche la sua gestione deve essere pubblica: è un diritto, non un servizio. Per questo trasformeremo l’Amap in una azienda speciale. Il privato non ha interessi a fare interventi strutturali, visto che poi l’appalto scade”.

I comuni, in pratica, chiedono non un affidamento diretto ad Amap, come invece richiesto dai sindacati e da alcuni deputati, ma la costituzione di una nuova società pubblica, con dentro tutti i comuni, in cui Amap abbia un ruolo minoritario e legato solo al know-how, o in alternativa una azienda speciale consortile. La Regione dovrebbe garantire anche una dotazione economica per far partire il nuovo soggetto, che però è da quantificare, e una revisione della tariffa all’insù per l’acqua venduta all’ingrosso ai privati. “L’Anci Sicilia – dice Orlando, che ne è anche il presidente – ha scritto al Capo dello Stato, al presidente del Consiglio dei Ministri, ai presidenti di Camera e Senato e al Commissario dello Stato per denunciare i tagli ai comuni siciliani. Faremo un’assemblea l’8 ottobre per parlare anche dei liberi consorzi e dei precari”.

“Idv é da sempre a favore dell’acqua pubblica, per questo salutiamo con favore la presa di posizione dei comuni del Patto di Ventimiglia che chiedono alla Regione la creazione di una società pubblica, di cui Amap sia componente tecnico, che gestisca il servizio idrico. L’importante però é che la Regione faccia in fretta: dal primo novembre rischiamo che in 42 comuni il servizio non venga garantito”. Lo dichiara Paolo Caracausi, vicepresidente regionale di Idv e consigliere comunale di Palermo.

da LiveSicilia.it