Roberto D’Aiuto e il panico di Torino: la testimonianza di uno studente partinicese che ha prestato i primi soccorsi

Il mondo sta diventando sempre più piccolo e quel giorno a Torino a vedere la partita della Juventus erano presenti tanti ragazzi. Doveva essere una serata di festa, purtroppo si è rivelato tutt’altro. Noi abbiamo raccolto la testimonianza di Roberto D’Aiuto, il cognome è già provvidenziale, un ragazzo che quel giorno si trovava lì insieme ai suoi amici, anche loro di Partinico, per tifare la sua squadra del cuore.

Roberto (nella foto in basso con i guanti e la maglia della Juventus mentre presta i soccorsi) è uno studente di infermieristica che studia a Desenzano del Garda. Queste le sue parole: «Già alle 14 eravamo in Piazza San Carlo in modo da poter prendere un posto, alle 14 ci posizionammo a cavallo di una transenna, sotto la statua presente al centro della piazza, in modo da poter essere una spanna sopra gli altri e poter vedere la partita senza impedimenti. La calca era impressionante, era prevedibile che succedesse qualcosa ma dato che eravamo tutti lì per lo stesso motivo, per la Juventus e non per una manifestazione qualsiasi, continuavo a ripetermi che non sarebbe successo niente perché quella sera eravamo tutti come una grande famiglia. Restammo sopra quella sponda per 7 lunghe ore ma per la Juve ne valeva la pena ed è proprio da quel punto rialzato che vidi improvvisamente alzarsi come un’onda umana che cominciò a correre furiosamente – ci racconta Roberto – e un istante dopo mi ritrovai una cinquantina di persone sopra di me che mi bloccava la gamba sulla transenna.

Andai nel panico non avevo mai visto una cosa del genere. Sembrava di essere in guerra. Giravano voci su spari di pistola e su presunte bombe e dallo scenario che si presentava – continua Roberto – sembrava realmente un attentato terroristico. Riuscii a liberarmi e ad allontanarmi insieme ai miei amici ma dopo duecento metri di corsa decisi che non potevo andare via. Mi fermai alla prima ambulanza che trovai sulla mia strada e chiesi se potevo essere d’aiuto, subito mi vennero dati dei guanti e mi dissero di fare quello che potevo.

Cominciai a guardarmi in giro, i principali feriti mostravano contusioni, fratture e ferite da taglio. Ogni tanto però arrivava anche qualche ferito più grave che aveva perso coscienza. Penso di aver medicato una ventina di persone quella sera. Tornai a casa tardi, ero stanco, demoralizzato ma felice di aver dato il mio piccolo contributo per le persone che non erano state fortunate come me».

Noi ringraziamo Roberto D’Aiuto per averci dato il suo contributo raccontandoci la sua esperienza. 

FOTO (nella prima immagine Roberto con i guanti e la maglia della Juventus che presta i soccorsi)