CRONACA

Precaria del Comune di Borgetto licenziata: chiese congedo straordinario “irregolarmente”

Licenziata per avere richiesto il congedo straordinario per assistere il figlio autistico e invece fu scoperto che era andata in America per accudire il padre gravemente ammalato lasciando il figlio in paese. E’ la storia di una contrattista a 18 ore del Comune Borgetto, impiegata come amministrativo all’interno del comando della polizia municipale.

Si tratta di Maria Giambrone, 50 anni, moglie oltretutto del sindacalista ed ex portavoce del sindaco Gioacchino De Luca la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose nel maggio scorso. La donna è stata licenziata dietro provvedimento del segretario generale che, insieme con due funzionari, aveva avviato il procedimento disciplinare dopo aver avuto notizia di quanto fatto dalla lavoratrice.

Si preannuncia comunque l’avvio di una battaglia: infatti appare scontato che la Giambrone presenti ricorso al tribunale del lavoro di Palermo. Tutto sarebbe cominciato quando la Giambrone chiede un congedo straordinario di un mese, a partire dal 3 aprile scorso, sfruttando la legge 104 cui è beneficiaria per l’assistenza al figlio che ha una forma grave di autismo. Le intenzioni dell’articolista erano quelle, stando alla memoria difensiva presentata alla segreteria comunale, di partire in America con al seguito il figlio di 22 anni e il marito per assistere anche il padre ammalato che si trova negli Stati Uniti.

Il giovane, però, venuto a sapere delle gravi condizioni del nonno pare abbia avuto una crisi certificata dal medico il quale ha sconsigliato la sua partenza. Alla fine quindi il 22enne rimase nella sua casa di Borgetto con il padre mentre la precaria del Comune partì, anticipando anche la data al 31 marzo (causa l’aggravarsi delle condizioni di salute del padre, ndr) prendendosi qualche giorno di ferie dal momento che il congedo straordinario scattava dal 3 aprile. La notizia che la donna fosse partita in America senza il figlio, pur avendo richiesto un permesso con la legge 104, arrivò al Comune.

Il 13 aprile fu inviata una lettera dalla donna in cui si comunicava che non aveva con sè il figlio e che quindi si poteva revocare il congedo straordinario. Missiva che però non ha “salvato” Maria Giambrone dal licenziamento. A parere dell’ufficio disciplinare del Comune le motivazioni prodotte dalla precaria non erano sufficienti a dimostrare la sua “non colpevolezza nel dare riscontro immediato” dal momento che avrebbe potuto ben prima comunicare, anche attraverso una pec, la richiesta di revoca del congedo straordinario.