CRONACA

Partinico, truffa all’Inps e false pensioni: 4 condanne, tra loro un ex consigliere comunale

Pesanti condanne per una truffa all’Inps partita da Partinico e supportata da un funzionario infedele dell’istituto di previdenza sociale. Ieri, come riporta il Giornale di Sicilia, è stata emessa la sentenza che ha portato alla condanna di quattro persone, tra cui un ex consigliere comunale di Partinico per un totale di 12 anni e mezzo di carcere.

La pena più alta è stata inflitta a Simone Saputo, 67 anni di Cinisi, ex impiegato dell’Inps licenziato dopo questa bufera giudiziaria; a seguirlo tre partinicesi: l’ex consigliere comunale Antonio “Antonello” Virga, 42 anni, che ha avuto inflitti 3 anni e mezzo, mentre un anno e mezzo pena sospesa sono toccati a Giovanni Appresti, 62 anni, e Giovanni Antonio Noto, 61 anni, suocero di Virga. Sono finiti sotto processo con le accuse di frode informatica, truffa aggravata e falso materiale in atti pubblici. Il danno all’erario viene calcolato in circa un milione e 800 mila euro.

Una trentina i casi ricostruiti. Si è potuto accertare, da segnalazioni dello stesso istituto previdenziale, che l’impiegato infedele dell’ufficio Pensioni dell’Inps di Palermo, Simone Saputo, introducendosi nel sistema informatico, costruiva o modificava le posizioni contributive previdenziali di alcuni soggetti gravitanti nell’ambito di un patronato di Partinico, il cui titolare era per l’appunto Virga, che così diventavano titolari di pensione o ricevevano assegni più ricchi di quelli cui avrebbero avuto diritto.

In cambio, avrebbero ceduto consistenti somme di arretrati che l’Inps erogava sulla base dei dati falsamente inseriti. Secondo la Procura attraverso la creazione di identità fittizie sarebbero riusciti a fare incassare pensioni di varia natura erogate dall’Inps a soggetti che non ne avrebbero avuto alcun diritto. Nello specifico sarebbero state attribuite pensioni a persone decedute per consentire a vedove, vere o presunte, di intascare la reversibilità.

In altri casi ancora Saputo avrebbe aumentato artificiosamente nella banca dati Inps le somme relative alla contribuzione volontaria. In un caso ancora la banda avrebbe inserito anche un ragazzino di 10 anni per consentire ai genitori nullatenenti di incassare la reversibilità del nonno. L’inchiesta copre un periodo che parte dal 2006 e arriva fino all’anno scorso. In media i beneficiari della presunta truffa avrebbero incassato tra pensioni e arretrati cifre che oscillano tra i 20 mila e gli 80 mila euro.

Sarebbero stati anche effettuati cambi di residenza dei richiedenti per far sì che la competenza sulle loro pratiche passasse all’ufficio liquidazione pensioni in cui lavorava Saputo. Quest’ultimo era stato già sottoposto ad un procedimento disciplinare da parte dell’Inps. L’inchiesta è nata per caso, dopo la denuncia di una donna che, per un’omonimia, aveva ricevuto una pensione mai richiesta.