CRONACA

Omicidio tra Montelepre e Giardinello, fatta luce dopo 11 anni: scattano tre arresti

Salvatore (nella foto a destra) e Sandro Lo Piccolo ( a sinistra), e Andrea Adamo: sono i tre ritenuti responsabili dell’omicidio di Bartolomeo Spatola, freddato il 18 settembre del 2006 in una località tra Montelepre e Giardinello e poi seppellito all’interno di un terreno di Villagrazia di Carini. distanza di 11 anni i carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno fato luce sull’ennesimo omicidio di mafia e per questo, su richiesta della Dda di Palermo hanno emesso le tre ordinanze di custodia cautelare.

Alla svolta nelle indagini hanno contribuito le recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dell’altro collaboratore Gaspare Pulizzi. I militari dell’arma hanno effettuato una serie di riscontri ed hanno ricostruito il quadro in cui è maturato l’omicidio trovando conferme.

La decisione di far fuori Spatola era arrivata dai reggenti dell’epoca del mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo, Sandro e Salvatore Lo Piccolo, i quali, leggendo il contenuto di intercettazioni sviluppate nell’ambito di pregresse attività d’indagini, ritenevano che la vittima, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Tommaso Natale, li avesse “traditi” e si fosse avvicinato al loro rivale, Nino Rotolo, a sua volta reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli, nell’ambito di contrasti già esistenti tra le due fazioni e dovuti al rientro dall’America dei cosiddetti “scappati”, cioè coloro che avevano perso la “seconda guerra di mafia” e, per avere salva la vita, erano stati costretti ad allontanarsi dalla Sicilia.

Oltretutto questo omicidio fu preceduto da una fatalità: infatti gli esecutori materiali scambiarono Spatola per un altro uomo seduto in un fruttivendolo di Tommaso Natale, tale Giuseppe D’Angelo, e lo uccisero. Per quest’ultimo omicidio sono stati già condannati, in via definitiva, i collaboratori di giustizia, Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio, nonché gli altri componenti del commando di morte: il neo collaboratore di giustizia, Nino Pipitone, Gaspare Di Maggio e i mandanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Il commando, nonostante l’errore, qualche mese dopo tornò alla carica, prelevò Spatola che versava in precarie condizioni fisiche ed era in cura con l’ossigeno per gravi patologie respiratorie, e veniva condotto a bordo di una motocicletta, nei pressi del cimitero di Capaci in cui vi era Antonino Pipitone che conduceva poi la stessa vittima designata a Giardinello, in una casa di campagna abbandonata, dove erano giunti poco prima i Lo Piccolo ed Andrea Adamo.

Spatola era convinto di partecipare ad un summit di mafia, tanto da aver portato con sé anche alcuni doni (carne di coniglio ed una bottiglia di whisky). Subito dopo Sandro Lo Piccolo si allontanava e Adamo, in presenza di Pipitone, strangolava con una corda Spatola. I tre poi fecero sparire il corpo sotterrandolo in un fondo in Villagrazia di Carini, i cui resti furono poi rinvenuti nel 2008 grazie alla collaborazione di Gaspare Pulizzi.