CRONACA

Partinico, furto sacrilego al cimitero: rubata tela dalla cappella di frà Di Maggio

“Non contare le azioni dei cattivi, perché ti ci smarriresti dentro”: lo diceva sempre frà Giuseppe Di Maggio (nella foto), lo ripeteva ad amici, parenti e semplici conoscenti. Parole che in questi giorni stanno riecheggiando nella testa di chi gli voleva bene pensando invece a chi non ha avuto rispetto neanche di un defunto. E’ stata infatti violata la cappella gentilizia al cimitero di Partinico dove sono contenute le spoglie mortali del frate vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900.

Qualcuno infatti, presumibilmente nella notte fra venerdì e sabato scorsi (ma solo ieri la notizia è filtrata), ha forzato la porta d’ingresso della cappella di famiglia probabilmente per mettere a segno quello che ha tutta l’aria di essere un furto d’arte su commissione. E’ stata infatti asportata la tela di “Gesù Cristo risorto”, delle dimensioni di circa un metro e 60 centimetri di altezza.

Un dipinto che si presume risalga tra il ‘700 e l’800 proveniente addirittura da una chiesa, oggi aperta solo saltuariamente, quella di Santa Maria degli Angeli che il parroco dell’epoca volle proprio donare al fraticello di Partinico che a sua volta fece restaurare da un noto pittore palermitano, Giovanni Varvaro. Tutto lascia presagire che si sia trattato di un furto mirato: “All’interno della cappella vi erano oggetti in  rame e altre tele anche abbastanza datate – sostiene Filippo Ancona, titolare della cappella e pro nipote di frà Di Maggio -, eppure nulla è stato rovistato, messo sotto sopra o semplicemente toccato. L’unica cosa mancante era la tela del Cristo. Tutto fa pensare al fatto che questo sia stato davvero un furto mirato anche se non ho idea di che valore possa avere quel dipinto, cosa che alla mia famiglia non è mai interessato dal momento che stiamo parlando di un oggetto sacro a cui eravamo legati affettivamente e che dunque non è mai stato messo in discussione per un’eventuale vendita, motivo che quindi non ci ha mai spinti a farlo valutare da chi di competenza”.

Personalmente Filippo Ancona ha già informalmente avvertito i carabinieri già sabato scorso: “Domani (oggi per chi legge, ndr) – sottolinea – andrò a sporgere denuncia contro ignoti. Siamo profondamente amareggiati di quanto accaduto e ancora non riusciamo a capacitarcene”. Un furto che desta scalpore non solo perchè sacrilego, essendosi consumato in un cimitero, ma anche per via dello spessore del personaggio.

A frà Di Maggio qualche anno fa il Comune ha intitolato una via della città e diversi sono stati i testi che hanno analizzato la figura del frate, morto nel 1973 all’età di 76 anni. L’ultimo è del rinomato storico Giuseppe Cipolla che ha analizzato le inquietudini interiori del frate la cui figura da sempre è abbastanza controversa. Frà Di Maggio si spogliò degli abiti civili nel 1927 dopo aver avuto un incontro con Padre Pio a Pietralcina. Si professò da sempre vicino ai più deboli, soprattutto ai poveri, a Partinico fondò il “Ricovero delle cinque piaghe” che chiuse i battenti nel 1948 dopo 21 anni e rifece la stessa esperienza a Palermo.

Ma anche qui ci furono ostacoli sia dal punto di vista politico che ecclesiastico e dopo alcuni anni dovette frà Di Maggio chiudere definitivamente le attività caritative. Il frate partinicese conobbe anche la dura vita del carcere accusato, tra le altre cose, di appropriarsi dei fondi per i poveri. Durante la sua esistenza duro fu anche il rapporto con certi ambienti ecclesiastici e, come spesso accade in questi casi, ci si divide tra chi pensa a complotti e chi invece denuncia presunte condotte illecite.