Partinico, cartelle pazze dell’Inps in città, decine le segnalazioni: casi anche da oltre 10 mila euro

Immaginate un anziano con la pensione sociale da appena 500 euro: apre una busta che arriva dall’Inps e scopre che l’istituto di previdenza gli chiede 12 mila euro. Se non rischia un coccolone poco ci manca. E’ questo solo uno degli episodi più eclatanti accaduti a Partinico dove però, di situazioni simili, se ne registrano a decine.

E’ l’effetto delle cartelle pazze dell’Inps che da qualche giorno sta investendo anche i contribuenti partinicesi. Stanno arrivando i primi avvisi di accertamento che già nel resto d’Italia hanno fatto da qualche tempo la loro comparsa e che stanno ovviamente gettando nel panico moltissime famiglie.

Clima di tensione e preoccupazione che sta salendo nella cittadina partinicese: già ben 18 i reclami da cartelle pazze che sono giunti sul tavolo di Federconsumatori ma in realtà i casi sono molti di più: “Su Partinico 18 sono sino ad oggi i reclami che hanno interessato da vicino la nostra organizzazione di categoria – afferma il presidente locale Antonio Rappa – ma molti colleghi avvocati e altri sindacati mi hanno segnalato che anche  alcuni dei loro clienti hanno ricevuto avvisi”.

In alcuni casi vengono richieste cifre astronomiche: fino a 10-12mila euro: “Per un anziano con pensione sociale – sottolinea Rappa – ricevere una cartella con simili importi rappresenta un vero e proprio choc. Importante quindi chiarire subito che si tratta di un madornale errore dell’Inps che non ha aggiornato gli archivi”.

Il problema è sorto per il mancato aggiornamento degli archivi da parte dell’istituto di previdenza sociale dove, con ogni probabilità, non risulta in banca dati la registrazione della cessazione del rapporto che in realtà era stata regolarmente comunicata dallo stesso datore di lavoro. Una confusione dovuta anche al fatto che fino al 2009 la cessazione del rapporto di lavoro andava comunicata alle direzioni provinciali dei centri per l’impiego.

E qui starebbe l’inghippo secondo Federconsumatori: è probabile che il centro per l’impiego partinicese, come successo in altre città d’Italia, non abbia ancora trasmesso la documentazione all’Inps. Insomma gli archivi dell’istituto sono “sporchi»”, non forniscono informazioni aggiornate ed a farne le spese sono le famiglie che 10 anni fa hanno licenziato la colf e ora si vedono richiedere i contributi come se la domestica avesse continuato a lavorare fino ad oggi.

Ma accanto al mancato aggiornamento degli archivi stanno emergendo pure dei casi più gravi: “Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da datori di lavoro – aggiunge il presidente di Federcosumatori – ai quali erano stati attribuiti dall’Inps assunzioni dei quali non conoscevano neppure l’esistenza. In questi casi consigliamo di recarsi in questura a sporgere denuncia per furto di identità, comunicazione che dovrà successivamente essere trasmessa anche all’Inps”.

Per Federconsumatori si tratta in questi casi di vere e proprie truffe che di solito vengono attuate nei periodi di sanatoria per ottenere il permesso di soggiorno, dimostrando di avere un datore di lavoro il quale in realtà è ignaro del fatto che qualcuno stia usando la sua identità.