CRONACA

Partinico, affare centri scommesse: Bacchi e Nania, scena muta all’interrogatorio di garanzia

Scena muta di Ninì Bacchi (nella foto a sinistra) e Francesco Nania (a destra), uomini chiave dell’operazione antimafia Game over che ha messo in luce una fitta organizzazione dedita ai centri scommesse abusivi con Partinico come quartier generale. Nania e Bacchi, soci in affari anche se non alla luce del sole, secondo quanto si legge dal Giornale di Sicilia non avrebbero aperto bocca nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Con loro altri 29 arrestati e qualcuno avrebbe parlato addirittura prendendo le distanze da Bacchi e Nania, sostenendo di non avere nulla a che fare con i loro affari. Secondo quanto emerso dalle indagini scaturite nell’operazione “Game over” era Bacchi, con l’appoggio di Nania considerato il nuovo capomafia di Partinico, che imponeva gli affari alla mafia persino palermitana: per tutti l’accusa è a vario titolo di mafia, riciclaggio, traffico di droga.

Si è svelato che la criminalità organizzata si finanziasse con una rete occulta di centri scommesse. Nania, 44 anni, è un nome eccellente della mafia partinicese, figlio del super boss 80enne “Zù Nino”, con alle spalle una condanna definitiva per mafia ed estorsione e in atto sorvegliato speciale. Il patriarca e il figlio Francesco, anche lui sorvegliato, sono molto conosciuti negli ambienti investigativi perché diedero vita, secondo la ricostruzione degli inquirenti, all’ultima guerra di mafia a Partinico tra la fine degli anni ’90 e il decennio successivo.

Si schierarono contro il boss dei boss Bernardo Provenzano, rappresentato nel territorio da Mimmo Raccuglia, all’epoca latitante e oggi ergastolano in carcere, dando vita ad una serie di omicidi. A metà degli anni 2000 avevano preso il comando della cosca ma subito dopo il loro mandamento fu falcidiato da una serie di agguati: ben cinque fedelissimi furono fatti fuori e per questo vennero scalzati, costretti a scappare in America e correre ai ripari per evitare a sua volta di essere uccisi. Francesco è poi nipote dell’altro boss ancora più conosciuto, “Fifiddu”, considerato il capomafia di Partinico con condanna  pende una condanna all’ergastolo.

Dalle prime intercettazioni che filtrano da ambienti investigativi Bacchi pagava profumatamente i clan mafiosi di tutti i mandamenti di Palermo e in cambio avrebbe ricevuto protezione e appoggio per creare un monopolio nel settore delle scommesse. La parte delle famiglie mafiose variava tra 300 e 800 mila euro all’anno mentre Bacchi riusciva a fare un giro d’affari stimato in 12 milioni di euro l’anno. Per riuscire nel suo intento poi Bacchi si era circondato di una serie di colletti bianchi, professionisti all’apparenza impeccabili.