ENTI LOCALI

Partinico, manovra “lacrime e sangue” per salvare dal default il Comune: rischiano asili e casa di riposo

Sblocco delle pratiche di sanatoria edilizia, taglio totale dei servizi a domanda individuale, vendita dei beni patrimoniali inutilizzati. Sono queste le linee guida sulle quali i vari capi Settore del Comune si stanno muovendo per provare ad evitare il default delle finanze del palazzo di città. Uno spauracchio che però, con questa stessa manovra appena abbozzata, non è ancora alle spalle: “Stiamo discutendo attorno a queste ipotesi anche se nonostante questa manovra lacrime e sangue mi pare che il ragioniere non sia del tutto convinto e non ha sciolto tutte le sue riserve” commenta il presidente del consiglio Filippo Aiello (nella foto a sinistra).

Al Comune è una corsa contro il tempo per approvare il bilancio del 2017 che è stato bocciato il mese scorso dal commissario straordinario che regge le sorti dell’ente locale, Maurizio Agnese (a destra), per uno squilibrio di cassa. Conti che si sta provando a riallineare anche se non è per nulla facile. Infatti le finanze in rosso sono frutto di diversi fattori e riuscire a sanare tutti i “buchi” contemporaneamente non è affatto facile: “Ci stiamo provando – precisa Agnese che mostra più ottimismo rispetto al presidente dell’assise – e devo dire che tutti gli uffici hanno lavorato mettendo sù un piano credibile. Sono stati introdotti diversi fattori di novità che però si devono ancora valutare”.

Anzitutto si vuole fare cassa mettendo in vendita i beni immobili di proprietà del Comune inutilizzati: negli anni passati ci si è solo limitati a mettere in vendita sempre gli stessi beni, vale a dire l’area di via Mulini dove un tempo doveva sorgere la piscina intercomunale e l’autostazione di viale Regione. Una manovra da circa 1,3 milioni ma stiamo parlando di beni di elevato valore che sono rimasti sempre invenduti.

Quindi di fatto un piano rimasto sempre e solo sulla carta. Ora sono stati aggiunti dei terreni agricoli in contrada Bosco Falconeria e anche qualche appartamento: tanti immobili che insieme fanno un milione e mezzo di euro di introiti, manovra che appare più fattibile a livello di potenziali introiti. In ballo poi possibili economie per ben 2 milioni di euro tutte legate ai servizi a domanda individuale, dunque parliamo di servizi non indispensabili.

Figurano in questo ambito la casa di riposo “Canonico Cataldo” che mantenerla costa ogni anno all’incirca 667 mila euro ma gli introiti che arrivano dalle rette riescono a coprire soltanto il 66 per cento di queste spese; poi ci sono le mense scolastiche: qui i costi da sostenere sono di 864 mila euro e comincia l’enorme voragine perchè gli incassi sono appena il 28 per cento della spesa sostenuta; per gli asili nido l’emorragia finanziaria è addirittura anche ben peggiore: dei 552 mila euro di costi annuali, appena il 6 per cento è provento delle rette mensili pagate dalle famiglie, il resto è tutto esborso a carico dell’ente comunale.

Morale della favola: i servizi a domanda individuale hanno una perdita di ben 1,3 milioni di euro. L’ipotesi quindi è quella di un taglio totale: “Per la casa di riposo si potrebbe  anche pensare ad un’esternalizzazione” si sbilancia il commissario. Altri introiti, ancora però da quantificare, potrebbero arrivare dalle sanatorie edilizie: si contano ben 2 mila e 200 pratiche giacenti che potrebbero fruttare un bel pò di soldini.