CRONACA

Partinico, si spegne l’artista Vito Mollisi: l’emarginato che sognava una città diversa

“Quando morirò Partinico mi rimpiangerà”: queste le parole di Vito Mollisi in una delle sue ultime interviste. Chissà se sarà mai stato profetico, di certo oggi la città perde uno dei suoi artisti più incompresi. Si è spento all’età di 71 anni in seguito ad una serie di complicanze e acciacchi legati all’età. Pittore autodidatta, ha svolto un’intensa attività con mostre personali e partecipazioni a rassegne nazionali e internazionali, ottenendo premi e riconoscimenti.

Hanno scritto e parlato di lui la Mondadori e persino Ornaments, la sigla degli artisti italiani contemporanei da Rai regione. Le sue opere, soprattutto quadri ma anche qualche scultura, si trovano in Italia, Francia, Germania, Danimarca, Olanda, Inghilterra, Grecia, Svizzera, Stati uniti d’America, Egitto,Tunisia in molte collezioni pubbliche e private, oltre in vari Comuni e pinacoteche regionali. “La pittura è il mio mestiere – ripeteva sempre -, cioè il mio mestiere è il mio modo di avere rapporto con il mondo”.

Ha sempre vissuto a Partinico, con cui aveva un rapporto di odio-amore, e la sua infanzia non è stata per nulla facile: ha sempre ammesso di avere avuto un rapporto difficile con i genitori, di aver vissuto sempre sulla sua pelle l’emarginazione. Senza vergogna ricordava anche il suo soprannome: “Mi chiamano Vito cane, un epiteto dispregiativo che mi ha segnato l’adolescenza e mi ha creato forti traumi, ma io sono uscito dalla mediocrità del contesto cittadino”.

Voleva dire che era diventato superiore, che oramai aveva superato lo shock e che certe uscite da “cortile” non lo sfioravano più nemmeno. Terribile il motivo per cui gli fa dato sin da piccolo questo soprannome dispregiativo ed è stato lui stesso a raccontarlo: “Mio cognato ogni qual volta facevo una marachella mi legava una corda al collo e mi lasciava all’interno di un pagliaio”.

Racconto agghiacciante che descrive una Partinico di altri tempi, ma nemmeno forse troppo remota. Paesaggi, nature morte, barche, soggetti del passato rivisitati in chiave surreale e colori vivi hanno sempre accompagnato la maggior parte delle sue opere d’arte su tela. Domani in chiesa Madre alle 15,30 l’ultimo saluto all’artista “diverso” che forse sognava per primo una Partinico diversa.