CRONACA

Partinico, nessuna prova che l’imprenditore Cannone sapesse chi fosse Bacchi

Manca la prova del dolo, cioè che sapesse effettivamente cosa poteva esserci dietro quell’operazione e che condotta di vita facesse il suo interlocutore. Per questo motivo l’imprenditore partinicese Alfredo Canone, 58 anni, esce di scena dall’operazione su mafia e scommesse “Game over” che ha portato all’emissione di 30 misure cautelari e di diversi indagati nell’ambito di un presunto riciclaggio di soldi provenienti dai centri scommesse illegali con a capo un altro imprenditore, Ninì Bacchi.

Sono state depositate le motivazioni del tribunale del Riesame, pubblicate oggi sul Giornale di Sicilia, che già alla fine dello scorso mese di febbraio tolse gli arresti domiciliari al 58enne. Il rapporto tra Cannone e Bacchi è emerso nell’ambito di un’operazione per l’edificazione di un’area di via del Bersagliere a Palermo.

Pare che Cannone avesse coinvolto Bacchi, per via delle sue importanti doti finanziarie, per arrivare per l’appunto all’acquisto di quest’area per un valore di 2 milioni e mezzo di euro. Secondo il tribunale del Riesame non vi sarebbe la materiale prova che Cannone, difeso dall’avvocato Bartolomeo Parrino, sapesse chi fosse Bacchi e quali interessi portasse avanti, quindi non può essere a sua volta provata l’intenzione di aiutare l’imprenditore a riciclare il suo denaro sporco.