CRONACA

Alcamo, falsi dati sul percolato: truffa al Comune, citazione diretta per imprenditore

Atto di citazione diretta per un imprenditore alcamese di 57 anni accusato di aver truffato il Comune di Alcamo gonfiando i dati relativi allo smaltimento del percolato. Si parla di un raggiro da circa 46 mila euro come rilevato da una relazione tecnica dei carabinieri del Noe, il nucleo operativo ambientale, e supportata da successivi riscontri tecnici effettuati dalla Procura di Trapani. L’imprenditore dovrà comparire al tribunale di Trapani domani, 7 maggio, per affrontare un processo con pesanti accuse a carico.

Nell’atto di citazione diretta il pubblico ministero sostiene che l’azienda avrebbe “nell’adempimento degli obblighi contrattuali intrattenuti con il Comune di Alcamo attestato falsamente uno smaltimento di percolato superiore a quello effettivamente smaltito, inducendo dunque la stessa pubblica amministrazione ad erogare sulla scorta di falsi dati la somma di 46.636 euro”.

Il fatto sarebbe accaduto per l’esattezza il 29 luglio del 2015 quando alla discarica di contrada Vallone di Alcamo (nella foto), gestita dal Comune e da tempo oramai dismessa, si presentano i carabinieri del Noe nell’ambito di periodici controlli mirati al contrasto di violazioni in materia ambientale. Infatti in capo al Comune vi è l’obbligo di garantire la salubrità della zona circostante alla discarica, nonostante non sia più utilizzata. Il pericolo numero uno in questi casi è il percolato, un liquido altamente inquinante che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua piovana nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione della stessa spazzatura.

In misura minore è anche prodotto dalla progressiva compattazione dei rifiuti, e nel caso di Alcamo stiamo parlando di un sito dismesso da oltre una decina di anni. Il percolato prodotto dalle discariche controllate di rifiuti solidi urbani presenta agenti inquinanti organici e inorganici, derivanti dai processi biologici e fisico-chimici all’interno delle discariche stesse. Per legge, quindi, il percolato deve essere captato ed opportunamente trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.

Il sistema di captazione consiste in una serie di tubi fessurati immersi in uno strato di ghiaia drenante appena al di sopra dello strato di impermeabilizzazione, sistema che per l’appunto ad Alcamo viene garantito da ditte esterne a cui viene affidato l’appalto. Ovviamente il Comune paga in base al quantitativo prodotto e smaltito, dunque l’appalto viene affidato non per periodi di tempo ma per quantità.

I carabinieri del Noe, durante il loro sopralluogo effettuato quasi tre anni fa, evidenziarono che vi erano delle discrasie fra il quantitativo di percolato dichiarato nei registri e quello effettivamente prodotto. Dopo una serie di successive verifiche fu accertato, sempre secondo l’accusa, che era stato “falsamente” certificato dalla ditta un quantitativo di percolato superiore a quello effettivamente smaltito per un ammontare di circa 46 mila euro.

In tal senso la Procura ha quindi accertato il presunto raggiro nei confronti del Comune che è stato individuato, ovviamente, parte offesa. Proprio in quest’ottica, alla luce dell’atto di citazione diretta, la giunta guidata dal sindaco Domenico Surdi ha deliberato di costituirsi parte civile incaricando l’avvocato Silvana Calvaruso, dipendente comunale della stessa avvocatura.