AMBIENTE

Trappeto, scempio a San Cataldo: morìa di pesci dopo acquazzone, ondata “nera” dalla foce

Morìa di pesci nel mare di San Cataldo nel pomeriggio di ieri. Un’ondata di melma è scesa dalla foce del Nocella durante l’acquazzone che si è abbattuto in zona ed ha trasportato con sè un’enorme massa di fanghiglia evidentemente dalla fortissima carica inquinante. Una massa nera e puzzolente che a vista d’occhio si è abbattuta lungo la costa ed ha travolto i pesci che si trovavano sulla foce.

Una scena raccapricciante quella che si è presentata agli occhi degli ambientalisti che da tempo oramai presidiano costantemente la zona, in particolare quelli che appartengono al comitato “Baia di San Cataldo” che si è recentemente costituito. In un video pubblicato sui social e su diverse altre piattaforme internet sono stati ripresi i momenti terribili della scarica di acque nere con i pesci che, in una corsa impazzita e incontrollata, cercavano una via d’uscita. Alcuni provavano a trovare il largo, altri invece addirittura si sono spiaggiati nel tentativo di evitare la melma che li ha travolti e uccisi.

Una vera strage di pesci di piccola e media grandezza che evidentemente hanno incontrato un carico inquinante che ha tolto loro l’ossigeno fino a fargli trovare la morte. “Era un disastro ambientale già annunciato – afferma uno degli attivisti del comitato, Francesco Loria -, lo avevamo già annunciato che al primo acquazzone sarebbe accaduto quello che poi è successo. Chiediamo l’intervento del ministero dell’Ambiente, la nuova terra dei fuochi è questa, è la nostra e meritiamo attenzione”.

Da decenni questo tratto di costa, che ricade al confine tra Trappeto e Terrasini, è indicato come non balneabile proprio per il suo accertato inquinamento. C’è il fondato sospetto che a scaricare lungo la foce, nei suoi diversi chilometri che attraversa diversi territori (Montelepre, Giardinello, Terrasini, Balestrate e Partinico), sia aziende vitivinicole e olearie. Inoltre gli ambientalisti continuano a puntare il dito sul depuratore di Partinico indicato come non funzionante e che finirebbe per scaricare i reflui non trattati, cosa che però recentemente ha più volte escluso l’Amap, ente che gestisce l’impianto, sostenendo al contrario che funziona tutto regolarmente e che vi sono rigidissimi controlli quasi quotidiani.

San Cataldo è conosciuto come “mare color del vino” a causa del suo colore rossastro provocato dagli scarichi inquinanti di probabile origine vitivinicola e olearia a cui si aggiungono anche gli scarichi reflui dei Comuni, come appurato più volte dall’Arpa, l’agenzia regionale protezione ambiente che negli anni ha effettuato una serie di prelievi. Negli ultimi tempi sono partiti davvero dei controlli stringenti tanto che la Capitaneria è riuscita a beccare in flagrante anche un paio di oleifici di Partinico che scaricavano abusivamente acque di lavorazione della propria azienda.

L’Arpa nelle sue frequenti analisi di laboratorio sui prelievi fatti ha ravvisato anche la presenza di scarichi fognari provenienti presumibilmente da acque reflue non depurate.Intanto per quanto accaduto ieri la consigliera comunale di Terrasini, Eva Deak, tra le più attive sul fronte ambientalista, ha girato una segnalazione alla Capitaneria di porto terrasinese, competente per territorio. “Ennesima vergogna, un disastro ambientale perpetrato da anni ed a cui sembra che nessuno voglia mettere fine – attacca la Deak -. La morte che sta letteralmente scendendo dal fiume”.