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Alcamo, recupero indennità al Comune: paga solo l’ex consigliere Caldarella

Un solo ex consigliere comunale ha risposto alla “chiamata” del Comune per il famoso caso della restituzione delle indennità. Si tratta di Ignazio Caldarella, 64 anni, in carica come esponente dell’assise per diverse legislature, comprese quelle due a cavallo tra il 2012 e il 2013 per cui è di recente scoppiato il caso del presunto errato calcolo del gettone e delle indennità e soprattutto del rimborso della trattenuta per lo sforamento del patto di stabilità che non sarebbe stato dovuto, almeno stando a quanto poi evidenziato dagli uffici della Direzione Affari generali e risorse umane.

Caldarella ha concordato una transazione con il municipio stabilendo una rateizzazione dell’importo da restituire: ben 7.500 euro. “Intanto se l’istituzione mi dice di aver sbagliato nel liquidare le somme dei miei gettoni di presenza – afferma Caldarella – io pago, anche per evitare eventuali problemi di more e interessi. Ma quando finirò di pagare sicuramente attiverò una procedura legale nei confronti del Comune chiedendo anche gli interessi perchè a mio avviso queste somme non sono per nulla dovute”.

Da parte di tutti gli altri, tra ex consiglieri, sindaci e assessori coinvolti, il silenzio oppure delle lettere in cui si preannunciano dure battaglie legali. Insomma, nessuno sembra essere intenzionato a restituire queste indennità, almeno sino a questo momento. Si parla di indennità da restituire a cavallo tra due legislature che si avvicendarono in quei due anni pari al 30 per cento: in ballo qualcosa come 441 mila euro.

Soldi che secondo l’allora dirigente Giovanna Mistretta, alla guida della Direzione degli Affari generali, non si sarebbero potuti liquidare perchè il Comune in quegli anni sforò il patto di stabilità e che effettivamente inizialmente vennero trattenuti, salvo poi essere stati comunque liquidati nel 2014 in seguito ad un parere dell’allora segretario generale del Comune Cristofaro Ricupati.

Oggi si richiedono indietro quelle somme in quanto, sulla scorta anche di un pronunciamento della corte dei conti, gli amministratori e consiglieri dell’epoca non impugnarono il taglio nonostante fosse stata dichiarata l’incostituzionalità del decreto legislativo che sanciva anche le sanzioni per lo sforamento del patto.

Nel merito Ricupati ha sempre difeso il suo operato, sconfessando di fatto l’alta burocrate del Comune e la Corte dei conti: “E’ privo di fondamento in fatto e di diritto che fosse necessario impugnare il provvedimento del taglio dell’indennità”. Così però non l’ha pensata la Corte dei conti che, chiamata a esprimere un parere su richiesta dell’allora sindaco di Trapani Mimmo Fazio, sostenne sostanzialmente che per restituire tali somme sarebbe stato necessario un’impugnativa da parte degli organi politico-amministrativi.

Intanto l’ex sindaco Sebastiano Bonventre, che insieme al suo predecessore Giacomo Scala è stato raggiunto dal provvedimento, commenta: “Se dovrò restituire la cifra lo farò ma ritengo le motivazioni addotte dalla dirigente fuori luogo. Ho rinunciato a diverse mensilità durante il mio mandato e non ho nemmeno richiesto la buonuscita che mi sarebbe spettata da amministratore”. Scala si limita invece ad un “no comment”.