CRONACA

Partinico, imprenditori-coraggio denunciano aguzzini: oggi apertura del processo agli estortori

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Si è aperto oggi nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo il processo alle famiglie mafiose dell’agrigentino, da Raffadali a San Biagio Platani, da Chiusa Sclafani a Castronovo di Sicilia. Un girone infernale di violenza, attentati ed estorsioni terminate con l’operazione di polizia denominata “Montagna”. Diversi gli imprenditori vittime e pochi quelli che hanno deciso di denunciare senza se e senza, e costituirsi parte civile.

Tra loro figuravano anche i fratelli partinicesi Giovanni e Salvatore Amato, titolari di due ditte edili, assistiti dagli avvocati Salvatore Forello e Valerio D’Antoni, tra i fondatori del Comitato Addiopizzo e oggi responsabili per la Sicilia occidentale dell’ ufficio legale della Fai, presieduta da Tano Grasso. Gli Amato furono tra le vittime del racket della mafia dell’agrigentino per un appalto che si aggiudicarono nel territorio di Sciacca e non esitarono a denunciare tutto alle autorità.

I due imprenditori si opposero anche alla famiglia mafiosa di Partinico, che qualche anno fa aveva tentato di imporre il pizzo su dei lavori di ristrutturazione edilizia sempre eseguiti dalle loro aziende edili. “Non si tratta di eroismo e coraggio – affermano i legali – ma di una scelta di normalità, in continuità, rispetto alle scelte del passato, con la ferma opposizione al pagamento del pizzo e in linea con la volontà di proseguire la propria attività imprenditoriale in maniera libera e dignitosa. Purtroppo siamo lontani dalla stagione gloriosa della rivolta morale portata avanti con l’azione del Comitato Addiopizzo.

Quasi 15 anni di duro lavoro al fianco delle vittime, avrebbero dovuto portare ad opposizioni collettive sostenute dalla solidarietà dello Stato e delle Associazioni. Invece, nonostante tutti gli sforzi e l’importante cambiamento culturale grazie al quale oggi parlare di pizzo non é più un tabù, si é di fronte a fenomeni isolati di resistenza e denuncia al racket delle estorsioni e un ancora diffuso sistema di compiacenza e connivenza della classe imprenditoriale siciliana”.