CRONACA

Alcamo, intascava soldi del Comune e non lo difendeva: chiesto rinvio a giudizio per ex dirigente-avvocato

Patrocinio infedele e peculato: sono le accuse che la procura di Trapani muove all’oramai ex dirigente del Comune di Alcamo, Giovanna Mistretta, in relazione a quando svolgeva la sua attività da burocrate dell’ente. Il pubblico ministero Rossana Penna ha chiesto il rinvio a giudizio per una serie di episodi che sono stati contestati all’ex avvocato del municipio che il prossimo 18 dicembre dovrà comparire all’udienza preliminare fissata dal Gup Emanuele Cersosimo.

I fatti contestati oscillano nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Il peculato emergerebbe da un flusso di denaro che sarebbe stato tracciato tra i conti correnti del Comune e quello personale della stessa ex dirigente. In ben 9 casi, secondo l’accusa, la Mistretta avrebbe prelevato fondi dal capitolo di bilancio relativo alle spese legali, imposte e tasse per l’ufficio legale e collegati a specifici contenziosi dell’ente, per trasferirli nel proprio conto corrente personale:

“Con più atti distinti e successivi, esecutivi di un medesimo disegno criminoso, – scrive il pm – si appropriava delle somme e dei relativi interessi sulle stesse maturate  senza che a ciò seguissero giustificativi di spesa correlati alle specifiche azioni giudiziarie ad ella demandate”. Il flusso di denaro ammonterebbe a circa 4 mila euro, tutto tracciato tra il febbraio del 2010 e il luglio del 2014. Poi ci sono le tre contestazioni relative all’accusa di “infedele patrocinio” riguardanti cause per conto del Comune di Alcamo in cui la Mistretta ovviamente era chiamata difendere gli interessi e le ragioni del municipio.

Ma così non sarebbe stato sempre secondo la Procura. Un primo caso riguarda un ricorso al Tar presentato da un privato contro il Comune di Alcamo e nonostante fosse stata incaricata dall’allora amministrazione comunale avrebbe “omesso” di costituirsi in giudizio. Causa che il municipio perdette con condanna al pagamento di oltre 7 mila euro tra risarcimento dovuto e interessi legali. Un altro caso riguardava invece l’esecuzione, dato sempre su input del governo cittadino, per sfratto di morosità per la locazione di un immobile comunale per cui non erano stati pagati i canoni dal concessionario.

La Mistretta era stata anche chiamata al recupero delle somme non pagate dal locatario: “Si rendeva infedele ai propri doveri professionali – sostiene Rossana Penna – poichè ometteva di procedere dopo lo sfratto esecutivo ad esperire la procedura esecutiva immobiliare sui beni di proprietà della debitrice, arrecando al Comune nocumento patrimoniale”.

In una terza causa davanti al giudice di pace la dirigente non avrebbe invece citato una terza persona nel corso delle udienze, nonostante anche in questo caso fosse stata autorizzata dal Comune: “Si è resa infedele ai propri doveri professionali – scrive la Procura nell’atto di richiesta di rinvio a giudizio – arrecando nocumento patrimoniale al Comune”.
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