ENTI LOCALI

Partinico, progetto sperimentale nel bene confiscato: tutto finito, revocata la concessione

Fine di un’esperienza quasi unica a Partinico che aveva preso corpo 7 anni fa e che ha finito per archiviarsi tristemente nel silenzio. Scompare dalle terre confiscate alla mafia il progetto di inserimento disabili nell’agricoltura. Un’iniziativa innovativa che era stata introdotta per la prima volta nel 2011 dall’associazione Aurora Onlus in un terreno strappato a Cosa nostra in contrada Galeazzo.

Da qualche mese però l’associazione, attraverso la sua rappresentante Ivana Calabrese, ha comunicato al Comune di non essere più interessata a mantenere e gestire il terreno. In realtà sono almeno due anni che non si hanno più notizie di attività in questo terreno. Il municipio non ha potuto che prenderne atto e revocare l’assegnazione. La procedura si è completata solo oggi dopo che l’ufficio Beni confiscati del Comune ha chiesto nel giugno scorso all’associazione una relazione dettagliata sull’attività espletata nel fondo.

Relazione che non è mai arrivata sulla scrivania dei funzionari municipali ma una semplice comunicazione in cui l’associazione rinunciava al bene. Una storia che era cominciata 7 anni fa e che aveva portato Partinico alla ribalta delle cronache nazionali per questo progetto sperimentale all’avanguardia per l’epoca. L’Aurora Onlus aveva ripristinato in questo terreno un piccolo vigneto dove venivano utilizzati ragazzi con problemi di disabilità, autistici in particolare, per poterli inserire nel mondo del lavoro.

In tutto un ettaro di terra coltivato esclusivamente a vigneto che aveva dato sin da subito i suoi frutti: già nel settembre del 2011 furono raccolti ben 500 chili di uva dai volontari per un totale di una ventina di cassette. Prodotto consegnato ai tecnici dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio, con cui l’associazione all’epoca stipulò stipulato un protocollo di intesa per essere lavorato in una cantina di Marsala.

Quel prodotto fu addirittura imbottigliato e denominato “Gocce di Aurora”, finendo niente di meno che al Vinitaly di Verona, nota vetrina di promozione dei vini di livello internazionale. “Sulla base del regolamento comunale sulla concessione dei beni immobili confiscati alla mafia – hanno evidenziato il segretario generale del Comune Lucio Guarino e il responsabile del procedimento Matteo Lombardo – approvato dal consiglio comunale nel 2011 è stato necessario provvedere alla revoca della concessione”.

Dopo quell’inizio sprint l’attività subì un pesante stop: nel 2012, poco prima della vendemmia, in quel terreno ci fu un devastante incendio di cui non si capì mai la matrice. I dubbi sul dolo restarono molto forti anche perchè stiamo parlando di un bene sottratto a Michele Vitale, fratello dei sanguinari Leonardo e Vito, uomo di spicco di un clan che per un ventennio ha spadroneggiato nel territorio e vinto anche una guerra di mafia prima di essere azzerato ai suoi vertici da una raffica di arresti.

Nonostante ciò nel 2013 l’associazione rialzò la testa e riprese la produzione ma nel tempo gli impegni si sono fatti sempre più gravosi sul piano economico e anche in termini di tempo. Sino al triste epilogo di oggi.
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