CRONACA

Alcamo marina e la “stradella della discordia”, Comune soccombe al Cga: nessun abuso del dirigente

Fine della querelle per la ribattezza “Stradella della discordia” di Alcamo marina. Il consiglio digiustizia amministrativa ha dato ragione ai proprietari della villetta, l’architetto Silvio Piccolo e la moglie Anna Parrino dirigente tecnico al Comune, su tutta la linea. Se al Tar la prima volta il ricorso presentata dal Comune fu parzialmente accolto, ora invece in secondo grado l’ente locale vede soccombere in tutto e condannato anche a pagare 4 mila euro di spese processuali.

In buona sostanza il presidente Rosanna De Nictolis ha ritenuto regolari sia la stradella realizzata dai proprietari del villino che la barra che ne vieta l’accesso. Il Tar invece in prima istanza aveva dato ragione al Comune nella parte del ricorso in cui si sosteneva che la stradella realizzata fosse abusiva e quindi doveva essere smantellata, mentre sulla sbarra aveva già sostenuto la sua regolare realizzazione.

Contro questa sentenza lo stesso architetto Piccolo, difeso dagli avvocati Giovanni e Giuseppe Immordino, aveva presentato ricorso con l’idea di ottenere la ragione anche sulla stradella: per lui missione compiuta. Per quanto concerne la stradella, considerata dal Comune abusiva perchè ricadente in area demaniale in parte e realizzata senza alcuna autorizzazione, il giudice amministrativo di secondo grado ha tenuto conto delle perizie tecniche con cui si evidenzia che in realtà la stradella già da tempo fosse stata realizzata prima ancora dei lavori effettuati dallo stesso proprietario dell’immobile:

“Il collegamento fra il fabbricato di proprietà Piccolo-Parrino lungo 85 metri – si legge – non poteva considerarsi un sentiero, ma piuttosto una vera e propria stradella, tenuto principalmente conto della sua larghezza, pari a 2,50 metri”. Inoltre è stato dimostrato che per la realizzazione dei successivi lavori sulla stessa stradella, Piccolo avesse ottenuto i pareri favorevoli dell’Agenzia delle dogane, dell’Ufficio del genio civile, della Soprintendenza ai Beni culturali e della Capitaneria di porto, mentre il Comune di Alcamo si è espresso sfavorevolmente quanto agli aspetti strettamente urbanistici con un pronunciamento fatto nel 2014.

Ad essere tenuta in considerazione anche  la sentenza del tribunale civile nell’analizzare l’autorizzazione che diede l’assessorato regionale Territorio e Ambiente il quale ha evidenziato che “nonostante limitasse la sua durata a quattro mesi non si esclude da un lato l’esistenza della stradella e dall’altro l’utilizzo della stessa non soltanto come passaggio pedonale, ma anche come transito di veicoli”.

Sull’altro capitolo invece riguardo alla sbarra installata sulla stradella, che quindi impedisce l’accesso ai veicoli, il Cga ha confermato quanto già aveva enunciato il Tar sostenendo che potesse essere installata senza bisogno di nessun provvedimento di assenso, dal momento che costituisce esercizio dello “ius excludendi alios” perchè delimita una proprietà privata. Il Comune in quest’ultimo ricorso aveva al contrario parlato di “un’alterazione ambientale estetica e funzionale del tutto priva di giustificazione e … senza alcuna giustificazione”.

“Non è affatto vero – è il pronunciamento del Cga – che l’opera consisterebbe in una recinzione inamovibile e stabilmente fissa al suolo, dal momento che si è in presenza di una sbarra in legno poggiata su pioli facilmente rimovibile, così che non si comprende come tale minuscolo manufatto ostacolerebbe l’azione del vento e turberebbe gravemente l’estetica del paesaggio”.
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