CRONACA

Partinico, mafia e scommesse: tutti a giudizio i 55 indagati di “Game over”, figura anche un consigliere comunale

Tutti a giudizio i 55 tra indagati e arrestati dell’operazione “Game over” che ha avuto come “epicentro” Partinico accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla produzione, detenzione e spaccio di stupefacenti.

Secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia in 26 andranno al giudizio ordinario, con prima udienza fissata per il prossimo 7 maggio, e tra loro figura il presunto capo del sistema, l’imprenditore partinicese Ninì Bacchi (nella foto a sinistra), e il consigliere comunale di Partinico Alessio Di Trapani, 41 anni; altri 21 invece hanno chiesto e ottenuto l’abbreviato, con prima udienza al 5 marzo, e tra loro ci sono Francesco Nania (a destra), ritenuto il capomafia di Partinico, Alfredo Cannone, 58 anni, Antonio Lo Baido, 41 anni, Gerardo Antonio Orvieto Guagliardo, 36 anni, Devis Zangara, 47 anni.

Tra i 6 che hanno invece chiesto e ottenuto il patteggiamento, con udienza fissata al 13 marzo, figura il ragioniere Salvatore Cusumano, 59 anni, di Montelepre. Infine ci sono pure due stralci per altrettanti indagati, per il legittimo impedimento. Le indagini hanno confermato l’esistenza di uno stretto collegamento tra Cosa Nostra e le sale da gioco e di raccolta scommesse. Un ruolo di primissimo piano sarebbe stato svolto proprio da Bacchi che avrebbe monopolizzato il settore dei giochi e delle scommesse online.

L’imprenditore avrebbe realizzato anche una rete di agenzie di scommesse abusive, riferibili principalmente al marchio “B2875”, capaci di generare profitti quantificati in oltre un milione di euro mensili. In base a quanto si evince dall’avviso di conclusione delle indagini della Procura “Bacchi assieme ad Antonio Lo Baido stringeva accordi con i capi delle associazioni criminali dei quartieri di Palermo, che avrebbero imposto le loro imprese quali unici soggetti legittimati a gestire videopoker e scommesse online”.

In cambio, i due avrebbero garantito alle organizzazioni criminali “un introito fisso o calcolato a percentuale sulle entrate dell’affare”. “L’attività di apertura di centri scommesse si svolgeva attraverso i noti marchi B2875, Onebetsport, LPSport, Aleabet riconducibili alla società maltese Phoenix International, attualmente in amministrazione giudiziaria” aggiunge l’agenzia.  Nell’inchiesta sarebbe finita anche Leaderbet, un’altra società maltese di giochi online, sospettata di legami con la criminalità palermitana.
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