ENTI LOCALI

Partinico, Comune chiede canoni idrici di 15 anni fa: perse cause al giudice di pace

Brutte notizie per le casse del municipio di Partinico, già provate dal dissesto finanziario che è stato dichiarato nell’ottobre dello scorso anno. Arrivano conferme sul fatto che molto presunti crediti iscritti nella manovra finanziaria non potranno essere riscossi. Più di un dubbio negli ultimi anni era stato già avanzato dai Revisori dei conti e in seconda battuta anche dalla Corte dei Conti che nelle loro relazioni hanno sempre ripetuto la necessità di rivedere il cosiddetto “Fondo crediti di dubbia esigibilità”.

Le brutte notizie arrivano dal giudice di pace che sta cominciando a rigettare diverse istanze dell’ufficio Tributi del Comune su richieste relative in particolare a canoni idrici non riscossi. Uno di questi casi si è proprio concluso in questi giorni con la vittoria della Federconsumatori che ha difeso una contribuente di 89 anni che si è vista recapitare a casa una cartella da ben 2500 euro. Oltretutto tributo che risulterebbe addirittura del 2004, quindi di ben 15 anni fa. Non a caso con sentenza il giudice di pace ha annullato la cartella esattoriale stabilendo che “l’ente impositore e l’ente esattore hanno irrimediabilmente perso il proprio diritto alla riscossione atteso che, per l’annualità 2004, il credito si  è ormai prescritto”.

Ad avere seguito il caso il praticante avvocato abilitato Piero Antonio Rappa (nella foto), responsabile dell’ufficio Federconsumatori Partinico, e l’avvocato Gaia Matteini di Federconsumatori Palermo: “Si applica il termine prescrizionale quinquennale sia nella fase antecedente che  successiva alla formulazione del ruolo – precisa Rappa -. Con la sentenza  il Comune e Riscossione Sicilia sono stati condannati in solido a pagare le spese processuali alla signora. Ora pensiamo che sia quantomeno paradossale che il Comune, per tramite Riscossione Sicilia, continui a chiedere, dopo 15 anni, il pagamento del canone idrico.

Questo non è l’unico caso riscontrato dalla nostra associazione: al momento, altri consumatori hanno ricevuto la stessa richiesta di pagamento per lo stesso ammontare e per la stessa annualità”. Oltretutto in questo singolo caso l’associazione di categoria ha anche avuto modo di constatare che effettivamente il canone idrico fosse stato regolarmente pagato dall’anziana contribuente, costretta quindi ad un calvario tra scartoffie e giri per tribunali e uffici:

“Dal 2004 al 2019 – aggiunge Rappa – ne è passata di acqua sotto i ponti e più nel dettaglio occorre evidenziare che la gestione del canone idrico è passata dalle mani dell’Aps, Acque potabili siciliane, all’Amap, e quindi appare ingiusto che il Comune dopo tantissimo tempo continui a chiedere il pagamento di un canone che, nel caso di specie, oltre a essere stato pagato era pure ampiamente prescritto”. Le previsioni nefaste quindi per le casse dell’ente municipale sono quindi tutte confermate.

In base all’ultimo Rendiconto approvato, risalente al 2016 (da allora nè giunta nè consiglio hanno più approvato alcun bilancio, ndc), risultano essere state effettuate riscossioni per oltre 39 milioni di euro cui corrispondono pagamenti per un importo pressochè analogo con un fondo finale di cassa positivo di circa un milione di euro. da considerare che quell’anno si era registrato un risultato d’amministrazione positivo di 6,4 milioni di euro ma venne interamente vincolato e accantonato per il fondo crediti di dubbia esigibilità e per vincoli derivanti da legge e da principi contabili.
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