CRONACA

Partinico, processo Maniaci. Il capitano De Chirico: “Attentati non della criminalità, lui lo sapeva”

Impiegati trasferiti da un ufficio all’altro, sospette assunzioni dell’amante con modalità molto torbide, minacce di servizi lesivi e consapevolezza nello strumentalizzare i danneggiamenti subiti. L’ex capitano dei carabinieri della Compagnia di Partinico, Marco De Chirico (nella foto a sinistra), ha confermato in toto la ricostruzione certosina delle indagini portate avanti e dirette personalmente nei confronti del factotum dell’emittente televisiva di Partinico Telejato, Pino Maniaci (a destra).

Ha deposto al processo che vede Maniaci come unico imputato per estorsione nei confronti di amministratori di Borgetto e Partinico e per diffamazione. Un teste chiave come l’alto ufficiale ha chiarito ogni aspetto del quadro probatorio emerso a carico del giornalista. De Chirico alla fine ha anche fornito qualche curiosità in più come quella che l’amante di Maniaci, inserita in più graduatorie al Comune di Partinico con metodi poco chiari per lo svolgimento di servizi di assistenza e pubblica utilità, non appena saputo dell’indagine in corso ha immediatamente smesso anche di svolgere lavoro in nero come puliziere inserita in pianta stabile all’interno del municipio nella stanza dell’allora sindaco Salvo Lo Biundo:

“Rimase assunta in nero – ha raccontato il capitano – sin quando noi eseguimmo l’accesso agli uffici della Solidarietà sociale. Poi quando percepì che vi era stato un interesse investigativo su questa vicenda non andò più a lavorare nella segreteria del sindaco”. Molti dubbi anche sulle due assunzioni che la stessa donna ebbe per un breve periodo per conto del Comune: “Per le assunzioni era necessaria una visita medica e la partecipazione ad un corso specialistico – ha evidenziato l’ex capitano di Partinico – e lei non voleva sottoporsi a queste procedure. Quello che emerse è che quando acquisimmo le carte l’assunzione era stata fatta e dalle intercettazioni la donna si era opposta ad eseguire questi passaggi obbligatori”.

L’ufficiale ha anche confermato i pagamenti delle presunte estorsioni da parte di Lo Biundo, documentate con intercettazioni telefoniche e ambientali in un noto bar di Partinico. Nella deposizione sono emersi vari condizionamenti per l’allora sindaco di Partinico rispetto alle minacce avanzate da Maniaci: impiegati trasferiti da un ufficio all’altro e altre determinazioni che avrebbero avuto proprio Maniaci come regista occulto. De Chirico ha anche confermato che alcuni episodi di cronaca subiti dal giornalista non avevano nulla a che fare con la criminalità.

E di questo lo stesso Maniaci, a detta dell’ufficiale dei carabinieri, ne era consapevole: “Non c’è stato nessun tipo di minaccia dalla criminalità organizzata se non da Bono Gioacchino (marito dell’amante di Maniaci, ndr) nel corso dei mesi di indagine. Maniaci, benchè fosse consapevole da quale parte potessero venire questi raid, pubblicizzava che fossero legati alla sua attività giornalistica. Chiamò suoi colleghi e divulgò questo”. Alta tensione si è registrata quando i due legali di Maniaci, Bartolomeo Parrino e Antonio Ingroia, hanno incalzato De Chirico chiedendo se avesse fatto riscontri investigativi in cui emergevano possibili allentamenti delle critiche mediatiche nei confronti delle amministrazioni comunali nel momento in cui c’erano questi presunti pagamenti delle estorsioni:

“Abbiamo fatto una selezione dei servizi tg con rilevanza investigativa – ha risposto De Chirico -. Non ricordo il numero dei servizi, almeno 4-5. In un episodio accertammo che Maniaci non riscosse il pagamento richiesto dal sindaco Lo Biundo, chiamò l’allora assessore Gianlivio Provenzano al quale gli disse che ci sarebbe stata al tg un’invettiva contro il sindaco”. La difesa è andata anche oltre, lasciando intendere che dietro questa indagine ci sia stata una possibile “pressione” di pezzi dello Stato, facendo riferimento agli attacchi giornalieri del factotum di Telejato con le misure di prevenzione del tribunale di Palermo.

Sono stati fatti ad esempio i nomi di Silvana Saguto, che è stata presidente di quel tribunale e oggi sotto processo, e del colonnello della Dia Rosolino Nasca, colui il quale procedeva alle disposizioni dei sequestri ai beni dei presunti boss. In che rapporti era con Saguto e Nasca?” è stato chiesto dagli avvocati Parrino e Ingroia a De Chirico: “Mai conosciuto o incontrato la Saguto, non è mai venuta in caserma a Partinico. Nasca è venuto qualche volta per ragioni di servizio”.

E’ stato anche tentato dalla difesa di aprire il capitolo del video delle intercettazioni  e del relativo montaggio pubblicato per l’operazione in cui fu coinvolto Maniaci ma il giudice non ha ammesso neanche la domanda perchè non pertinente al processo.