Cronaca

Partinico, Maniaci il paladino della legalità non fatturava le pubblicità. Poi crolla e chiede scusa

Alla fine Pino Maniaci crolla e chiede scusa per le sua frasi diffamatorie e ammette anche che per le presunte pubblicità da far pagare ai due ex sindaci di Partinico e Borgetto non ha uno straccio di fattura. Frase che svela l’ennesima bugia del factotum dell’emittente televisiva di Partinico, il quale il giorno della conferenza stampa, all’indomani dell’operazione che lo coinvolse, disse ai giornalisti che chiedevano di vedere le fatture delle pubblicità per dimostrare che le sue non fossero estorsioni: “Certo che le ho”.

Questo il perno centrale dell’ultima udienza che si è svolta ieri al tribunale di Palermo al processo che lo vede imputato per estorsione e diffamazione. In programma l’esame che era stato chiesto dal pubblico ministero Amelia Luise che alla fine ha rinunciato riservandosi un eventuale controesame. Maniaci allora ha dovuto rispondere alle domande dei legali delle parti civili e ai suoi stessi avvocati. In buona sostanza il factotum di Telejato ha confermato ciò che come una filastrocca ripete da anni: resta convinto che il provvedimento di divieto di dimora nei suoi confronti all’epoca in cui scattò l’operazione Kelevra è stato solo un complotto contro di lui per le sue “inchieste” contro il tribunale delle misure di Prevenzione.

Riguardo alle estorsioni ai due sindaci ha confermato che si trattasse solo della riscossione di pubblicità e non di favori o altro per poi ammorbidire la sua linea editoriale nei confronti dei due ex amministratori. Lo Biundo avrebbe pagato per pubblicità durante il periodo in cui fu gestore di un ristorante, De Luca per conto di un’attività commerciale gestita dalla moglie. Poi però Maniaci rivela su De Luca, incalzato dal suo legale Salvatore Palazzolo:

“Le fatture non me le ha mai chieste e non gliele ho mai fatte”. Inspiegabile allora la tesi secondo cui Maniaci ha sempre detto che riscuoteva le pubblicità con l’Iva: a chi andava l’imposta? Al di là di tutto, singolare che colui il quale ha continuato sino all’udienza di ieri a parlare di legalità e lotta al malaffare abbia poi ammesso di non aver fatturato, quindi non aver pagato le imposte. Storie di legalità che spesso vanno un pò a senso unico secondo convenienza.

Ha anche confermato quanto già detto del suo rapporto con una donna, mamma di una bimba disabile, figura entrata nel processo perchè sarebbe stata anche lei un tramite per ricattare Lo Biundo. Ed effettivamente la donna, che poi si scoprì essere l’amante di Maniaci, fece un servizio civico che non avrebbe dovuto fare, alterando le graduatorie del Comune per i più bisognosi, e addirittura venne assunta in nero per effettuare le pulizie nella stanza del sindaco al municipio.

“Io la aiutavo – ha evidenziato il giornalista – per via della figlia disabile e delle sue condizioni di indigenza economica e per la difficile situazione familiare, avendo un marito violento che la picchiava. Ho aiutato lei come tanti altri casi simili sono stati presi a cuore dall’emittente Telejato”.Il factotum dell’emittente ha anche confermato, riguardo all’intimidazione subita dell’incendio dell’auto e dell’impiccagione dei cani, che avesse il sospetto che l’autore fosse stato il marito dell’amante: “Lo scrissi nella denuncia che feci ai carabinieri – ha precisato Maniaci -, ma non ho escluso che potessero anche essere anche altre le motivazioni perchè in quel momento stavamo facendo inchieste sul traffico di droga a Partinico e facevamo nomi e cognomi dei mafiosi”.

Aperto anche il capitolo delle diffamazioni, di cui è imputato Maniaci per alcune affermazioni nei confronti dell’ex sindaco De Luca, dell’ex presidente del consiglio di Borgetto Elisabetta Liparoto, del giornalista Michele Giuliano, dell’artista Gaetano Porcasi e dell’operatore tv Nunzio Quatrosi. Storie legate al filone di questa indagine per via dell’utilizzo strumentale della tv, come appurato dalle intercettazioni, contro quelli che definiva nemici. Sul caso della Liparoto, incalzato dall’avvocato della controparte, Maniaci non ha voluto rivelare l’autore della lettera anonima che lui lesse in un servizio televisivo.

Lettera in cui si parlava del sindaco e della stessa Liparoto che in un viaggio istituzionale in America erano stati accolti all’aeroporto da presunti mafiosi. A fasi altalenanti Maniaci ha invece affrontato le accuse e le offese che attraverso la tv ha proferito a Giuliano, Porcasi e Quatrosi: “Tutto nasce da uno scritto su facebook – ha ancora una volta sostenuto Maniaci – in cui loro mi accusavano di essermi ucciso io i miei cani. Per me una ferita ancora aperta. Anzi quel che ho detto nei loro confronti è anche cosa minima”.

Così ha tentato di giustificare le pesantissime frasi tra le quali: “Non valete un pelo dei coglioni di Billy (nome di uno dei suoi cani uccisi, ndr)” e anche “malati mentali”. Poi ammette: “Sono uno che agisce di pancia, parole dettate da un momento di ira. Ho talvolta anche esagerato specie con Giuliano. Chiederei scusa? Sì”.