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Alcamo, pedona inciampa: Comune assente al processo, maxi condanna e polemiche

Cade in un avvallamento nella via Madonna della Catena e chiede un risarcimento da quasi 50 mila euro al Comune che non si è mai costituito in giudizio. Il tribunale civile di Trapani ha riconosciuto le ragioni del pedone ed ha condannato il municipio di Alcamo a pagare.

L’aggravante è che oltretutto l’ente dovrà scucire i soldi dalle proprie casse nonostante fosse coperto da un’assicurazione. Il motivo in pratica è che nonostante la controparte abbia regolarmente notificato la causa, al Comune la pratica si è affossata. Nessuno dagli uffici ha alzato un dito e di conseguenza l’ente è risultato in giudizio in “contumacia”, vale a dire assente.

La vicenda alquanto singolare è approdata in consiglio comunale dove l’assise ha dovuto prendere atto di quanto accaduto e approvato il debito fuori bilancio. Gli atti sono stati tutti trasmessi alla Corte dei conti dove ci sarà una ipotetica verifica della vicenda e di chi eventualmente ha causato il danno. Intanto in consiglio è approdata l’istruttoria e, sulla base della ricostruzione dei vari passaggi della vicenda, il dito viene puntato sull’ex segretario generale Cristofaro Ricupati, in servizio al Comune di Alcamo dal 2006 all’agosto del 2016.

Il caso è venuto alla luce nel giugno del 2019, quando viene trasmessa al Comune la sentenza di condanna del sinistro sino ad allora sconosciuto all’attuale segretario generale Vito Bonanno, così come alla dirigente della Direzione IV Anna Parrino alla quale sarebbe spettato il compito di effettuare le verifiche in quanto alla guida degli uffici della Manutenzione. La Parrino però ha evidenziato che mai al suo ufficio sarebbe stata sottoposta tale istruttoria.

Da una ricostruzione, fatta documentalmente e soprattutto attraverso un’analisi informatica, è emerso che la citazione in giudizio è stata trasmessa alla pec del segretario generale dell’epoca e regolarmente scaricata dal suo computer. Da questo momento però tutto si ferma per un semplice motivo: “L’atto non risulta registrato al protocollo generale” ha accertato Bonanno.

Dure le contestazioni dei consiglieri comunali: “Come mai all’epoca – ha puntualizzato Gino Pitò – gli atti giudiziari venivano notificati al segretario generale e non al protocollo del Comune? Una scelta organizzativa molto discutibile”. “Questa volta – rilancia Noemi Scibilia – gli uffici vanno assolti, la responsabilità è chiara”.

“Questa amministrazione e i suoi burocrati – replica Ricupati – non perdono occasione per mettermi in cattiva luce. Non è la prima volta che in questo ente accadono cose simili per responsabilità che non possono certamente essere a me imputabili”.