Cronaca

Castellammare del Golfo, la mafia locale in contatto con quella di Sciacca che inneggiava Messina Denaro

La mafia di Castellammare del Golfo era in stretto contatto con quella agrigentina, per l’esattezza con la famiglia di Sciacca. E’ quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche che hanno riguardato i 5 indagati arrestati questa mattina nell’ambito dell’operazione della Procura di Palermo con accuse a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento.

In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Quest’ultimo, insieme a Giuseppina Occhionero, parlamentare di Leu, di cui si sarebbe detto collaboratore, ha incontrato diversi boss detenuti in istituti di pena di alta sicurezza.

La deputata non è indagata, sarà sentita come testimone. Nicosia rivolgeva insulti pesantissimi a Giovanni Falcone che, la cui morte viene definita “incidente sul lavoro” e che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”. Intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992. Parole pesanti finite nel decreto di fermo.

Nicosia definiva il boss Matteo Messina Denaro “il nostro Primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato, l’esponente Radicale parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore a parlare con cautela di Messina Denaro.

“Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”, diceva. I particolare sarebbe stato invece Dimino ad avere rapporti “con soggetti mafiosi operanti nel territorio di Castellammare del Golfo” e con taluni personaggi ritenuti contigui alla famiglia mafiosa Gambino di New York.