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Documenti falsi e truffa sulle protesi, arrestato primario del Civico

Dopo le indagini dei carabinieri del Nas a finire in manette sono stati il direttore della Neurochirurgia, Natale Francaviglia, due infermieri e un agente di commercio. Sequestrati oltre 43 mila euro considerati profitto del presunto raggiro

Arrestati il primario di Neurochirurgia del Civico, due infermieri e un agente di commercio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico, falsità ideologica aggravata da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Una bufera si è abbattuta sull’ospedale Civico, dove questa mattina i carabinieri del Nas hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del direttore dell’unità operativa complessa Natale Francaviglia, di Santo Montemurro, Michele Bruno e Francesco Tarallo, della Servizi medicali srl. Con lo stesso provvedimento firmato dal gip Maria Cristina Sala è stato disposto un sequestro preventivo per equivalente di oltre 43 mila euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dal Nas del capoluogo, si sono svolte attraverso servizi di osservazione e pedinamento, ispezioni e intercettazioni. Ciò ha “permesso di scoprire un’articolata organizzazione – spiegano dal Comando provinciale dei carabinieri – finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale, mediante la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico utilizzato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale, in particolare dichiarando l’uso di dispositivi medici in numero notevolmente superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici”.

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, Francaviglia, con la collaborazione di medici e infermieri del suo reparto, avrebbe favorito i suoi pazienti privati e paganti evitando loro la necessità di iscriversi nelle liste d’attesa per gli interventi chirurgici “facendoli figurare – aggiungono i carabinieri – come se avessero seguito le normali procedure istituzionali di ricovero”. La somma di 43.724 euro è stata sequestrata, oltre che agli arrestati, anche a un infermiere e all’amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici. Entrambi non sono però stati colpiti dal provvedimento restrittivo.