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Carini, sciopero dei lavoratori Semitec: in 40 senza stipendio da due mesi

Protesta dei lavoratori della Semitec di Carini per lo sciopero nazionale di 8 ore proclamato per oggi da Fiom Fim e Uilm. Da stamattina i lavoratori sono in presidio davanti ai cancelli dell’azienda leader nei servizi tecnologici per la telecomunicazione per chiedere gli stipendi arretrati e la revoca dei licenziamenti di 8 lavoratori della Sicil Telekom, azienda interamente controllata da Semitec.

I 40 lavoratori dell’azienda di Carini, impegnati su tutto il territorio siciliano, non hanno ancora percepito gli stipendi di dicembre e di gennaio. Il secondo ritardo in pochi mesi:  il 19 dicembre era stato proclamato lo stato di agitazione per la mancata erogazione della mensilità di novembre. A dicembre, dopo la protesta, gli stipendi sono stati pagati e l’agitazione è stata sospesa.

“C’è molta preoccupazione. Con la cessione di Semitec da Siram al fondo Igi Investimenti ci si aspettava la ripresa commerciale, era stato annunciato l’arrivo di numerose commesse. Di fatto siamo punto e a capo: la situazione resta assai preoccupante e il lavoro non arriva. Una situazione di crisi resa da noi ancora più grave dalla notizia di questi 8 licenziamenti”, dichiarano Angela Biondi, segretario generale Fiom Cgil Palermo e Michele Mercurio, Rsa Fiom di Semitec.

L’estate scorsa, gli azionisti del fondo di investimenti hanno aperto a Palermo la Sicil Telekom e assunto altre 10 persone per creare lavoro aggiuntivo per la Semitec. “Il 21 gennaio, allo scadere dei tre mesi di prova, i primi due lavoratori non sono stati confermati e il 5 febbraio gli altri otto lavoratori sono stati tutti quanti licenziati per ‘ristrutturazione aziendale’, senza aver mai intrapreso alcuna attività per la Sicil Telekom – aggiungono Biondi e Mercurio –. Tutti gli addetti Sicil Telekom hanno in realtà sempre svolto la loro attività in squadra con gli altri per le commesse Semitec. Nel frattempo, abbiamo assistito anche allo sfratto dalla sede di viale Michelangelo, a Palermo, alla zona industriale di Carini. Ma anche qui non è consentito l’accesso nei nuovi locali perché non è stato pagato l’affitto”.

Al ministero dello Sviluppo economico, dove si sono svolti numerosi incontri, avevano dato ai sindacati garanzie sulla bontà finanziaria dell’operazione. “Ma – proseguono Angela Biondi e Michele Mercurio – stiamo assistendo al fatto che tutte le sedi italiane sono in pratica ferme perché l’azienda non ha più procurato lavoro. Sul territorio non si muove una foglia. Chiediamo il ritiro immediato dei licenziamenti, il pagamento degli stipendi arretrati e la ripresa del tavolo al ministero dello Sviluppo economico per fare chiarezza sul futuro della società. Vogliamo capire come si sia potuta produrre questa condizione di azzeramento dei carichi di lavoro e di prosciugamento delle risorse dopo tutte le promesse di rilancio fatte dagli azionisti del fondo di investimenti per riorganizzare l’azienda”.