Cronaca

Partinico, corruzione eolico. Causarano si difende: “Nessuna mazzetta”

Libero anche il partinicese Giacomo Causarano, 61 anni, funzionario della Regione finito nell’indagine sui presunti casi di corruzione pilotati dal “re dell’eolico”, l’alcamese Vito Nicastri. Era rimasto l’ultimo tra tutti gli indagati ad avere ancora una misura detentiva seppur ai domiciliari. Il Gup Maria Cristina Sala ha stabilito che sono venute meno le esigenze cautelari.

Avrà comunque l’obbligo di rimanere nel territorio di residenza, quindi Partinico, da dove potrà uscire solo se autorizzato preventivamente. Causarano, difeso dall’avvocato Cinzia Pecoraro, è stato già rinviato a giudizio ed ha scelto l’abbreviato. Proprio ieri il legale ha depositato nuovi atti difensivi in cui si da una spiegazione punto per punto a tutte le accuse mosse dalla Procura.

Il partinicese è accusato di aver spinto alcune pratiche di Nicastri inerenti a progetti nell’ambito della produzione di energia alternativa. Da una parte Vito e Manlio Nicastri, padre e figlio di Alcamo, da lungo tempo con le mani in pasta in business collegati all’energia rinnovabile. In particolare hanno fondato le loro fortune sull’affare dell’eolico, tanto da aver accumulato enormi ricchezze e ne sono testimonianza i sequestri milionari subiti.

Dall’altra ci sono ancora padre e figlio, Paolo e Francesco Arata, il primo ex consulente per l’energia del ministro Matteo Salvini, i quali sarebbero stati in questa storia soci in affari del “re dell’eolico”. Ognuno di loro avrebbe avuto un ruolo, secondo l’accusa, nello spingere queste pratiche trovando una presunta corsia preferenziale negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia.

Causarano è accusato in particolare di aver intascato delle mazzette camuffate sotto forma di pagamento di una prestazione professionale, per agevolare e velocizzare iter amministrativi di interesse del consulente della Lega e del suo socio occulto Nicastri. Quest’ultimo e il figlio hanno proprio accusato Causarano di aver intascato una mazzetta di 110 mila euro, una prima tranche del mezzo milione promesso. Come circostanza è stato riferito che questi soldi sarebbero stati consegnati nel parcheggio di un’autostazione di Partinico.

Nell’indagine la Dia di Trapani ha accertato delle spese non tracciabili affrontate proprio dal funzionario regionale per ristrutturare una villa di sua proprietà, stimate in circa 100 mila euro. L’avvocato di Causarano ha invece sostenuto che le spese sono state pari a 25 mila euro e che il suo assistito è in grado di poter giustificare ogni singolo centesimo affrontato. Dunque viene in toto respinta l’accusa di aver intascato alcuna mazzetta.

Per il partinicese l’accusa in particolare sarebbe di corruzione: in qualità di funzionario all’assessorato all’Energia avrebbe in qualche modo agevolato le pratiche del gruppo Arata-Nicastri per agevolare e velocizzare iter amministrativi di interesse del consulente della Lega e del suo socio occulto Nicastri. Per gli inquirenti Causarano sarebbe stato asservito “agli interessi delle società del gruppo Arata-Nicastri, in violazione dei propri doveri di imparzialità e correttezza”.