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Alcamo, studio dettaglio centro storico: nel silenzio è rimasto congelato quasi un anno

A distanza di quasi un anno dalla sua prima approvazione è tornato in aula consiliare lo studio di dettaglio del centro storico di Alcamo. Avrebbe dovuto essere in vigore già da un pezzo ed invece oggi si scopre che la Regione, a cui spettava la ratifica entro 30 giorni, ha rimandato tutto indietro al Comune. Motivo? Un emendamento presentato dalla maggioranza del Movimento 5 Stelle all’epoca in cui venne approvato l’incartamento che in realtà non si sarebbe potuto approvare.

Questo perchè il contenuto di quell’emendamento non è stato sottoposto preventivamente alla Sovrintendenza ai beni culturali, che insieme al Genio civile doveva dare il proprio parere. Quindi tutto da rifare e questa volta cassando l’emendamento stesso, che consisteva in una sorta di “liberalizzazione” per la costruzione di tettoie su determinati tipi di edifici. Il consiglio si è nuovamente espresso e ha votato l’atto che già aveva varato nel giugno del 2019.

Ora torna tutto alla Regione che entro 30 giorni dovrà dare il suo parere: a questo punto dovrebbe essere una pura formalità. Per il resto non cambia neanche una virgola rispetto al documento dello scorso anno. Lo “Studio di dettaglio del Centro Storico”, introdotto da una legge regionale del 2015, ha come obiettivo quello di distinguere ciò che è da conservare rispetto invece a quegli immobili che non hanno alcun valore storico-culturale.

Ad Alcamo sono state individuate nove diverse tipologie di edifici e sette modalità d’intervento, distinguendo quindi i siti storici da quelli che non hanno alcun interesse e su cui quindi si potrà intervenire liberamente seppur non alterando in alcun modo la cubatura. In tal modo ci potrà essere un duplice obiettivo di base da raggiungere: da una parte permettere a quegli immobili non di pregio di poter essere ristrutturati senza dover passare dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, i cui vincoli rallentano le pratiche e comportano elevati costi; dall’altra si potrà anche favorire lo sblocco dell’edilizia locale, con l’apertura di piccoli cantieri favoriti si presume proprio dalla mancanza di ostacoli burocratici ed economici.

Per l’esattezza sono 9 le diverse classificazioni di immobili: edilizia di base non qualificata, edilizia di base parzialmente qualificata, edilizia di base qualificata speciale (palazzetti), edilizia monumentale residenziale (palazzi dell’edilizia storica), edilizia monumentale specialistica (religiosi, civili, militari, produttivi ed altri), edilizia residenziale moderna non qualificata, edilizia specialistica moderna non qualificata ed infine edilizia appartenente ad altre tipologie (depositi, magazzini, etc…). Ci sono poi 7 diversi interventi edilizi, dai più blandi che ammettono persino demolizioni e ricostruzioni ad altri molto restrittivi.