Ambiente

Carini, querelle sul mega depuratore: dopo il comitato del “no” nasce quello del “sì”

A Carini si infiamma sempre di più lo scontro tra chi è favorevole e chi è invece contro la nascita di un mega depuratore consortile che permetterebbe di far scaricare non solo la cittadina carinese e la borgata di Villagrazia, ma anche Terrasini e Cinisi. Nell’arco di pochissimi giorni sono sorti due contrapposti comitati: quello del “no” ai lavori, composto da gruppi consiliari di estrazione politica trasversale, associazioni e semplici cittadini, e proprio in queste ore anche il comitato del “sì”, costituito da cittadini di varia estrazione sociale.

In qualità di coordinatore per il comitato del “sì” figura Roberto Conigliaro, giornalista e consulente aziendale Seo. Oggetto del contendere è il progetto, al momento alla fase di gara per renderlo esecutivo, che prevede la realizzazione di una conduttura fognaria lunga quasi 17 chilometri, con 7 stazioni di sollevamento. Attraverso questo sistema si porterebbero nel depuratore di Ciachea a Carini gli scarichi fognari della borgata di Villagrazia di Carini, delle vicine cittadine di Terrasini e Cinisi, ed ancora quelli prodotti dall’aeroporto “Falcone Borsellino”.

Nell’ambito di questo progetto è inserita la realizzazione della rete fognaria prevista dal Parf, l’ammodernamento dell’impianto di depurazione di contrada Ciachea e il ripristino dell’impianto di allontanamento a mare, quindi il pennello a mare.

“Siamo favorevoli per i benefici che la città di Carini ne trarrebbe – commenta il comitato del ‘sì’ -. La riqualificazione ambientale della costa, con il mare che tornerebbe azzurro, pulito e balneabile; la restituzione di un servizio mai reso, quello della rete per il conferimento dei reflui già pagato con gli oneri di urbanizzazione per circa 5.000 abitazioni e 20.000 utenze; l’abbattimento dei costi di gestione dell’impianto di depurazione e la conseguente riduzione del canone di depurazione in bolletta; per non parlare delle ricadute occupazionali sul territorio di Carini, generate da un’opera di 35 milioni di euro. Ci sembrano ottime ragioni per accelerare i processi burocratici, per far partire quanto prima il cantiere e vigilare sulle modalità di realizzazione dell’opera”.

Il comitato del “no” si esprime contrariamente, addirittura proponendo l’indizione di un referendum popolare, perchè a detta dei suoi componenti il rischio è quello di far diventare Carini la “fogna a cielo aperto” di una fetta della provincia palermitana.

“Il nostro ‘no’  – aveva riportato nei giorni scorsi il comitato contrario a questo progetto – nasce perché già un’esperienza simile l’abbiamo vista e la stiamo vivendo con il depuratore di Ciachea e gli scarichi di Carini, Capaci, Isola delle Femmine, Torretta e la zona industriale. Venticinque anni fa ci raccontavano che era la soluzione migliore per Carini, perché avrebbe risolto tutti i problemi. Abbiamo visto sulla nostra pelle com’è finita. La costa continua a non essere balneabile, da 3 anni si è guastata la stazione di sollevamento di Villagrazia in contrada Predicatore e tutti i reflui di Villagrazia centro finiscono a mare al ‘Lido Azzurro’. Immaginatevi se già avessero allacciato Cinisi, Terrasini e l’aeroporto. Oggi ci ritroveremo tutta la zona del Baglio di Carini piena degli scarichi fognari di altre 30.000 persone”.