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Partinico, arriva la relazione integrale dello scioglimento del Comune: ecco il boss che interferì

Arriva la relazione integrale del prefetto di Palermo concernente lo scioglimento del Comune di Partinico per infiltrazioni mafiose. Ieri mattina la consegna dall’ufficio notifiche del municipio a tutti i consiglieri a cui, in via riservata, è stato dato il malloppo di 231 pagine, rigorosamente in plico sigillato. Tutte le copie sono in versione cartacea, nessuna è stata inviata via mail ma consegnata solo direttamente ai consiglieri.

Nella relazione naturalmente tutti gli omissis relativamente a consiglieri e amministratori citati. Viene invece espressamente indicato il soggetto ritenuto organico alla mafia che tentò in qualche modo di orientare l’elezione del presidente del consiglio comunale nel luglio del 2018, poche settimane dopo l’elezione dell’allora sindaco Maurizio De Luca.

Si tratta di Antonino Primavera, da tutti conosciuto come “Nino”, 52 anni, condannato in via definitiva per associazione mafiosa in quanto ritenuto “uomo d’onore della famiglia mafiosa di Partinico”. A lui si sarebbe rivolto il coniuge di un consigliere comunale appena eletto per segnalare il comportamento litigioso di un altro consigliere. Nel corso di un’intercettazione, questo consigliere in pratica chiedeva l’intercessione di Primavera in un momento in cui all’interno dell’assise era in corso una lotta intestina interna alla stessa maggioranza per la scelta del presidente.

Gli inquirenti nel corso di un’intercettazione telefonica hanno potuto accertare che il coniuge del consigliere evidenziava come tale atteggiamento in aula avrebbe potuto comportare la spaccatura della stessa maggioranza. Interesse che Primavera avrebbe continuato a coltivare, tanto che lo stesso capomafia avrebbe incontrato il consigliere e lo avrebbe rimproverato per il suo comportamento. Oltretutto emerge un consistente spessore criminale di questo consigliere con una sfilza di precedenti penali alle spalle, tutti a cavallo tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 e tra questi: oltraggio a pubblico ufficiale, associazione a delinquere finalizzata alla truffa, detenzione illegale di munizioni, emissioni di assegni a vuoto; persino una condanna a 4 mesi di reclusione, pena sospesa, per il reato di “disobbedienza”.

Sempre su tale consigliere emerge che sarebbe stato in contatto con personaggi molto vicini alla mafia dei Vitale-Fardazza. Nella relazione si fa poi riferimento ad un altro consigliere comunale, questa volta però senza alcun omissis: si tratta di Vito Alessio Di Trapani, 42 anni, rinviato a giudizio nell’ambito dell’operazione “Game over” in cui è stata sgominata un’organizzazione dedita al mondo delle scommesse sportive illecite. L’accusa per lui è di associazione a delinquere: “Sebbene non sia stato imputato del reato associativo mafioso – scrive il prefetto – tuttavia l’indagine ha consentito di accertare l’esistenza di rapporti e cointeressenze economiche tra lui ed esponenti appartenenti alla consorteria mafiosa”.