Cronaca

Partinico, scioglimento Comune: ai raggi x otto consiglieri e un assessore nella relazione

Si allarga a macchia d’olio l’inquinamento mafioso all’interno del consiglio comunale di Partinico, tra i motivi principali che hanno portato allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Spulciando la relazione della prefettura di Palermo, che ha portato poi al provvedimento di scioglimento da parte del consiglio dei  ministri, spuntano fuori diversi nomi di esponenti dell’assise collegati a sfere della criminalità a vario titolo, che sia Cosa nostra o comunque di personaggi implicati in vicende giudiziarie.

Per l’esattezza se ne contano ben 9 tra consiglieri e un ex assessore citati nella relazione, dunque più di un terzo di quelli eletti alla scorsa tornata del giugno 2018. In 4 per l’esattezza sono legati in qualche modo all’ambiente mafioso: uno avrebbe interloquito con il mafioso Nino Primavera, considerato uomo d’onore della cosca, un altro invece tramite il coniuge per la famosa vicenda dei litigi per la nomina del presidente del consiglio. Un altro invece è stato coinvolto in un’operazione antimafia con accertati legami tra Cosa nostra e il settore del gioco d’azzardo.

Ci sarebbe poi un terzo consigliere definito “a disposizione” e lo si evince da un’intercettazione ambientale tra lo stesso Primavera ed un altro noto esponente del mandamento locale, Giuseppe Tola detto “Nino”, considerato “pregiudicato contiguo a Cosa nostra”. E poi spunta ancora un altro consigliere che poco prima delle elezioni, su espressa richiesta di Nunzio Cassarà, 57 anni, condannato per associazione mafiosa, avrebbe acconsentito alla sua assunzione all’interno di una cooperativa da lui stesso controllata.

Assunzione che si sarebbe concretizzata, come si evince dalle intercettazioni telefoniche. C’è poi il capitolo dei consiglieri e assessori gravati da precedenti penali o comunque legati a persone con problemi avuti con la giustizia. C’è una consigliera il cui suocero, morto nel 2003, era stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa; un altro consigliere, con vari precedenti a proprio carico, è stato sorpreso in contatto con uomini di spicco della mafia, per l’esattezza i fratelli Maurizio e Paolo, il primo ucciso in un agguato nel 2005; c’è anche la compagna di un ex consigliere, già condannato in primo grado per vari reati in danno all’Inps e all’epoca dei fatti sospeso dalla carica.

Ancora un altro consigliere è stato più volte denunciato per la violazione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, e figlio di un imprenditore agricolo arrestato a suo tempo per immigrazione clandestina e denunciato per aver affittato un terreno al cui interno fu trovata una piantagione di canapa indiana. C’è persino un assessore della giunta dell’allora sindaco Maurizio De Luca che viene citato in questo elenco: per lui un precedente per un’indagine del 2012 sul suo conto quando all’epoca era consigliere comunale a Palermo per dei presunti falsi rimborsi ottenuti. Secondo il prefetto tutti fatti che dimostrerebbero la permeabilità e il contesto in cui navigava l’istituzione locale.